Il Bene nelle Avversità - da Chovot Halevavot di R. Bachya ben Yoseph ibn Paquda



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Traduzione di Ralph Anzarouth


Il terzo motivo [per il quale le persone non osservano il valore e la grandezza degli atti di bontà di D-o nei nostri confronti e li ignorano come se fossero ciechi] è dovuto a tutti i guai che essi incontrano [nell'arco della loro vita] terrena, che si tratti di malanni nel fisico o di problemi finanziari; e in questo modo non percepiscono i motivi positivi per i quali essi subiscono [quelle avversità], né i benefici che ne ricevono, che si tratti di prove da superare o di punizioni da scontare, come è scritto (Salmi 94, 12): "Felice è l'uomo che viene punito da D-o per insegnarli la Torà!"


Ed essi non pensano che [queste tribolazioni] e tutto ciò che ne deriva sono [in realtà] atti di bontà, di generosità e di carità da parte del Creatore, che li ha decretati con giustizia, secondo quanto dettato dalla Sua saggezza; e rifiutano di vedere in [queste traversie] la Sua giustizia, e non Lo loderanno per avere rivelato loro [in questo modo] la Sua bontà; e la loro ottusità li porta a rinnegare quell'atto di carità e Colui che glielo ha elargito. E può succedere che questa ottusità porti molti di loro a ritenersi più saggi di Lui riguardo alle Sue azioni e all'insieme della creazione che Egli ha creato nel loro interesse.


E quanto sono paragonabili a un gruppo di ciechi, portati in una casa pronta per il loro uso e contenente tutto quanto è necessario per assisterli. Ogni oggetto vi è stato collocato nel posto più adatto, ed essa è stata costruita in modo ideale, appositamente nel loro interesse e concepita opportunamente per loro. E oltre a quanto già si trova nella casa, sono state approntate per loro medicine efficaci insieme a un medico esperto per prendersi cura di loro e migliorare la loro vista.


E [invece] essi hanno omesso di occuparsi della guarigione dei loro occhi, e non hanno seguito le cure del medico che si prodigava per la loro guarigione, e si aggiravano per la casa in maniera inadeguata alla loro cecità. E in ogni settore della casa si imbattevano in oggetti che erano stati preparati nel loro interesse e cadevano sul volto: alcuni si ferivano, altri si fratturavano. Le loro sofferenze aumentavano e le loro disgrazie si moltiplicavano; e protestavano contro il padrone di casa, colui che l'aveva costruita, e ne deploravano le azioni, considerandolo pressapochista e una pessima guida. E [inoltre], lo sospettavano di non avere avuto buone e caritatevoli intenzioni nei loro confronti, bensì il proposito di [provocare loro] danni e sofferenza; e ciò li ha incitati a disconoscere i favori del padrone di casa e la sua bontà, come disse il saggio [Re Shlomò] (Ecclesiaste, 10, 3): "E anche nel cammino in cui lo stolto procede, il suo ragionamento è difettoso e rivela a tutti che è uno stolto1."


E poiché così stanno le cose, gli uomini saggi e razionali hanno ricevuto l'obbligo di esortare coloro che non percepiscono le bontà del Creatore, e di insegnare alle persone a riconoscere razionalmente i favori [che vengono loro prodigati]. Perché molte persone non riescono ad approfittare dei vantaggi che ricevono, non essendo capaci di riconoscerli e di capirli. E quando si esorta coloro che fruiscono di [questi] favori a riconoscerne il grande valore, e si rivela loro ciò che ne era celato alla loro conoscenza, e si accrescerà la loro lode e si moltiplicherà la loro riconoscenza verso Colui che ha procurato loro quel bene. E potranno così approfittare in questo mondo del piacere e della soddisfazione derivanti da quei vantaggi, e ricevere una buona ricompensa nel mondo futuro.


E già disse il saggio a questo proposito (Ecclesiaste 12, 11): "Le parole del sapiente sono come dei pungoli, [quelle] dei raccoglitori sono come dei chiodi ben piantati: tutte provengono dallo stesso pastore." Il saggio ha paragonato le parole dei sapienti a dei pungoli riferendosi a quando esortano, e a dei chiodi ben piantati riferendosi al radicamento dei loro discorsi nei cuori [delle persone] e al consolidamento delle vie della saggezza nelle loro anime. E [i nostri Maestri] già spiegarono (Midràsh Kohélet Raba, 12, 11) che i raccoglitori sono coloro che redigono testi, per via dell'espressione "le parole" posta all'inizio del versetto. E la spiegazione è che le parole dei raccoglitori [di testi] sono come dei chiodi ben piantati, perché i libri scritti con i vari tipi di saggezza rimangono nel tempo, la loro utilità non viene mai meno, e perciò [re Shlomò] li ha comparati a dei chiodi ben piantati.


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Nota del traduttore:
[1] I principali commentatori interpretano il versetto come l'ho tradotto. Invece Pitché Lev, seguendo Pat Lechem e R. Rubashov, ritiene che alla fine del versetto sia lo stolto ad accusare di incapacità colui che ha asfaltato la strada, perché egli la trova irta di trabocchetti. Il riferimento all'esempio raccontato qui sopra è in questo caso evidente.

Tratto da 'Chovòt Halevavòt', Shaar Habchinà, introduzione, terza parte
Testo originale in Ebraico
Notre traduction en français - Nostra traduzione in francese

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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Chovot Halevavot, R. Bachya ben Yoseph, traduzione e note a cura di Ralph Anzarouth
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