Vayetzé - La partenza dell'anima per il mondo Rabbi Haim Benattar (Or Hachaim Hakadosh)


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Un altro testo ebraico tradotto in italiano da Ralph Anzarouth per i lettori di ‘Maestri della Torà’


La partenza dell'anima per il mondo


"E Giacobbe partì da Beer-Sheva e andò a Haran.
E pregò in quel luogo e pernottò lì, perché il sole già si coricava.
E prese delle pietre del posto e le pose sotto alla sua testa e si coricò in quel posto.
"
[Genesi 28, 10-11]


Secondo il Remez1, tutto questo brano accenna al percorso dell'uomo, secondo l'interpretazione che cominciarono a darne i nostri Maestri di benedetta memoria (Zohar, parte a, 147):


E Giacobbe partì: è l'anima che parte dal mondo superiore, e viene chiamata Giacobbe per via dell'istinto malvagio (lo Yetzer Harà) aggrappato ai suoi talloni2.


Da Beer-Sheva: il luogo da cui escono le anime si chiama pozzo (Beer) d'acqua vivente, e la parola Sheva (giuramento) accenna al giuramento che l'anima giura al momento di uscire, di non trasgredire le parole della Torà3.


E andò a Haran: come dissero i Maestri di benedetta memoria (Talmud Bavli, trattato Sanhedrin 91b): "L'istinto malvagio investe l'uomo fin dall'uscita dal ventre di sua madre", come è detto (Genesi 4, 7): "All'uscita, il peccato è in agguato".


E pregò in quel luogo: perché l'uomo deve pregare Hashem, che è il 'luogo' del mondo, di non lasciarlo in balìa dello Yetzer.


E pernottò lì, perché il sole già si coricava: l'uomo deve condursi così fino a quando lascerà questo mondo, quando il suo sole si coricherà, come dissero i Maestri di benedetta memoria (Massime dei Padri 2, 4): "Non contare su te stesso fino al giorno della tua morte".


E prese delle pietre del posto: come dissero i Maestri di benedetta memoria (Talmud Bavli, trattato Berakhot 5a): "'Disse Rabbi Shimon ben Lakish: l'uomo deve sempre incitare l'istinto buono contro l'istinto malvagio, e se non [lo sconfigge], che studi la Torà, come è scritto (Salmi 4, 5): 'Dite in cuor vostro'." Le pietre del posto simboleggiano ciò che edifica questo mondo, cioè le parole di Torà. E ciò si riferisce anche alle pietre del posto con le quali lo Yetzer viene preso a sassate e lapidato insieme alle sue forze, come dissero (Talmud Bavli, trattato Sotà 21a): "La Torà salva dallo Yetzer Harà sia durante lo studio sia quando non la si sta studiando".


E le pose sotto alla sua testa: si riferisce a ciò che aggiunse Rabbi Shimon ben Lakish4: "Se non è riescito a sconfiggerlo, che legga lo Shemà che si legge sul letto5, poiché è detto 'sul vostro giaciglio'6."


E si coricò in quel posto: si riferisce alla conclusione di Rabbi Shimon ben Lakish7: Se ancora non è riescito a sconfiggerlo, che si ricordi del giorno della morte, come indica l'espressione "E si coricò", cioè l'atto di coricarsi noto a tutti nel posto noto a tutti, dove tutti arrivano, il luogo di ritrovo di tutti gli esseri viventi8. E dopo avere riempito tutte quelle condizioni, è certo che [l'uomo] prevarrà sullo Yetzer Harà.

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Note del traduttore
[1] Il Remez è uno dei quattro modelli di interpretazione della Torah, oltre a Pshat (senso letterale), Drash (senso allegorico) e Sod (senso esoterico). Il Remez è il senso allusivo e ne parliamo raramente in pubblico. Ovviamente il Sod è riservato agli studiosi esperti.
[2] Lo Yetzer cerca sempre di convincere l'anima a peccare. Il nome di Giacobbe, Yaakov, deriva dalla parola "tallone" perché alla sua nascita teneva il fratello gemello Esaù per il tallone.
[3] Si veda Talmud Bavli, trattato Nidà 30b. Prima che cominci il suo viaggio in questa vita terrena, viene fatto giurare solennemente all'anima di comportarsi come si comporta un giusto e non come un malvagio. Il testo del Talmud usa dapprima il plurale ("fanno giurare") e poi il singolare ("altrimenti ti riprendo l'anima"): e anche dal testo originale dell'Or Hachaim non è facile dedurre se l'anima giuri a Hashem o su Hashem.
[4] cf. supra, dal trattato Berakhot 5a.
[5] Oltre alle due letture quotidiane, prescritte per la sera e la mattina, se ne legge una terza prima di coricarsi, che per questo viene chimata "Lettura dello Shemà sul letto".
[6] È il seguito del versetto 5 del salmo 4, citato da Rabbi Shimon ben Lakish. Lo riportiamo qui per intero per comodità del lettore: "Tremate e non peccate, dite in cuor vostro, sul vostro giaciglio e mantenete il silenzio in eterno". Il verbo usato per l'espressione "tremate" è lo stesso usato da Rabbi Shimon ben Lakish quando ha parlato di "incitare l'istinto buono contro l'istinto malvagio".
[7] cf. supra, dal trattato Berakhot 5a.
[8] Il pensiero della tomba con tutto ciò che ne consegue dovrebbe ispirare ogni ebreo a comportarsi secondo i dettami della Torà. Come ci insegna Rabbi Shimon ben Lakish, se tutto il resto non riesce, il pensiero della morte riuscirà di sicuro, come suggerito dalla fine del versetto dei Salmi "mantenete il silenzio in eterno".

Rabbi Chaim Ben Attar visse in Marocco tre secoli fa e scrisse un famosissimo commento alla Torà che si chiama "Or Hachaim", da cui abbiamo tratto questo brano relativo alla Parashà di Vayetzé. Viene generalmente chiamato "Or Hachaim Hakadosh", ciò che ne fa uno dei quattro Maestri per i quali viene usato il titolo di "santo" (gli altri sono l'Ari Zal, l'Alshich e lo Shlah).
In principio non pubblichiamo articoli che trattano del Remez, ma poiché questo commento ai primi versetti della Parashà di Vayetzé è già stato diffuso in inglese per conto di un grandissimo Maestro, dopo consultazione ci siamo concessi questa eccezione una tantum.

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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Or Hachaim, Rabbi Haim Benattar, traduzione e note a cura di Ralph Anzarouth
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