Emunà e Bitachon – tratto dal "Chazon Ish" Fede e Sicurezza - Rabbi A. Y. Karelitz



Traduzione di Ralph Anzarouth
(con la collaborazione di R. Yaakov Shalem)


BS"D


1.

Un errore vetusto si è instaurato nel cuore di molte persone riguardo al termine "Bitachon" (certezza, sicurezza). La parola "Bitachon", che designa una virtù eccelsa e fondamentale nella bocca dei devoti, ha visto il suo significato trasformarsi [erroneamente] in obbligo di credere - in ogni situazione in cui l'uomo si trova davanti a un futuro indeciso, in cui ci sono due possibilità, una favorevole e l'altra no - che sicuramente tutto andrà bene; e se [invece] qualcuno ha un dubbio e teme [che accadrà] il contrario di ciò che è bene, [si ritiene] che ciò sia dovuto a una mancanza di Bitachon.


E questa concezione non è corretta, perché riguardo a tutto ciò di cui la profezia non ha anticipato il futuro, ciò che accadrà non è ancora stabilito. Infatti, chi conosce le decisioni di D-o e [le considerazioni che usa] D-o benedetto quando ci ripaga [per le nostre azioni]?


Invece, il concetto di Bitachon è la fiducia che in questo mondo niente accade per caso, e che tutto ciò che avviene in questa esistenza è decretato da D-o benedetto.


Poiché la fede riguardo alle circostanze della vita fa parte delle virtù dell'uomo, e le qualità dell'umiltà e della bontà e le altre virtù non sono materiali – essendo ogni elemento fisico definito dalla sua misura, e se perde la misura anche la sua esistenza svanisce, così come uno strumento rotto non è più uno strumento ma un rottame – invece le virtù dell'uomo [essendo esse spirituali] si possono classificare in livelli, uno più elevato dell'altro. Ogni uomo retto possiede la virtù dell umiltà e della bontà, ma persone diverse non posseggono queste qualità in uguale misura, e ogni individuo si trova a un livello diverso dagli altri. Così è per la virtù della fede: ci sono livelli, uno più alto dell'altro, e [perfino] coloro che hanno poca fede sono inclusi tra i credenti, poiché non fanno parte degli eretici e dei miscredenti; ma la loro fede è scarsa, e l'azione della loro fede prende il sopravvento su di loro solamente riguardo ai peccati più conosciuti, quelli dai quali tutti si guardano. E in alcuni di loro la fede è più radicata, e la sua influenza [sul loro comportamento] è più riconoscibile [e quindi stanno attenti anche a non trasgredire divieti meno conosciuti]. E allo stesso modo, la divisione in livelli di fede esiste anche fra i giusti, che vivono tutti proprio in funzione della loro fede, ma sono diversi nel livello particolare di ognuno: c'è chi ne ha di più e chi ne ha di meno.


E quando qualcuno si imbatte in una situazione che di solito, secondo natura, comporta un pericolo per la sua persona, e la natura della gente è di avere paura [in quei frangenti], e per via della sua angoscia gli sarà difficile ricordarsi che non è il caso a dirigere [il mondo], e che D-o non ha barriere che gli impediscano di aiutarlo e di preparare una nuova situazione che rimpiazzi la precedente, [in questo caso]

  • il mantenere la calma in quel momento difficile,
  • la risoluzione con cui si impone al proprio cuore la nota verità, che non c'è davanti a sé nessun guaio causato dal caso, bensì tutto proviene da D-o benedetto, sia nel bene che nel male,
  • e la radice della propria fede che fa svanire la paura e gli dà il coraggio di credere nella possibilità della salvezza, e che le probabilità di un risultato negativo non sono superiori a quelle di un risultato positivo,
questa è la virtù del Bitachon.


E fa parte di questo Bitachon anche il mantenere la propria fede perfino quando qualcuno teme il peggio. E che il suo cuore sia conscio che non è il caso che lo ha colpito, poiché non c'è casualità nel mondo, bensì tutto proviene da D-o benedetto. E come dissero Lulianus e Papus (Talmud Bavli, trattato di Taanit, 18b) [al comandante Tarianus]: "E noi siamo condannati a morte dalla Provvidenza, e se tu non ci uccidi, D-o ha molti mezzi per realizzare questa condanna: D-o possiede molti orsi e leoni". E tutto ciò fa parte della virtù del Bitachon.


E anche gli accorgimenti messi in pratica per cercare di salvarsi, sforzo tipico della natura dell'uomo, sono diversi in colui che ha Bitachon. Poiché, anziché rincorrere protettori e potenti, e piuttosto che cercare vani stratagemmi, colui che ha Bitachon riesamina le proprie azioni e dirige il proprio cuore verso la Teshuvà, la Tefillà (preghiera) e la Tzedakà per cacciare via il decreto nefasto.


2.

E a questo riguardo, si sarebbe potuto dire che fede e certezza siano la stessa cosa. Invece, la "fede" è la visione generale [che tutto viene da D-o], mentre la "sicurezza" è la visione del credente applicata a sé stesso. La "fede" è teorica, la "sicurezza" è pratica. È facile professare certezza quando [la realtà] non richiede di farne uso, ma è molto più difficile avere certezza quando se ne ha veramente bisogno. È facile dichiarare con la propria bocca e le proprie labbra di avere sicurezza, quando si tratta di teoria e non di passare all'atto, e ci si gongola in illusioni brillanti e felici. E durante la maggior parte della vita ci si illude di avere più sicurezza, rispetto alle altre persone della propria generazione. E invece si usa questa virtù per addolcire i propri sogni riguardo a un futuro sconosciuto.


Eppure, questo esame mostrerà se il cuore di una persona si trova allo stesso livello delle sue parole; se egli ha certezza veramente o se invece ha solamente abituato la sua lingua a declamare "Bitachon, Bitachon", malgrado esso non abbia posto nel suo cuore: quando costui si ritrova in una situazione che necessita sicurezza e in questo frangente il compito della sicurezza è di guidarlo, curarlo e guarirlo: si rivolge al Bitachon, in questo difficile momento, e ha certezza? O [invece] proprio adesso si rivolge a potenti e ciarlatani, a mezzi riprovevoli e vani sotterfugi?


3.

E ciò che vediamo nella realtà, è [l'esempio di] Reuven, una persona onesta, le cui labbra canticchiano sempre la cantilena "Bitachon". Egli critica sempre l'eccesso di sforzo personale e disprezza la corsa al denaro. E infatti, egli ha successo, e nel suo negozio non mancano i clienti. E non ha bisogno di metterci tanto impegno [e forse per questo lo disprezza], e difatti ama il Bitachon, perché esso gli mostra un volto sorridente.


Ed ecco, all'improvviso, siamo sorpresi di scoprire Reuven, l'uomo del Bitachon, confabulare in segreto con i suoi compari e consiglieri, per [trovare] come parare le mosse di qualcuno che sta per aprire un negozio come il suo. Ed egli né è enormemente contrariato, e benché all'inizio questa cosa sia nascosta nei meandri del suo cuore e si vergogni di rivelarla per non riempirsi di imbarazzo presso i suoi conoscenti, alla fine egli perde anche la vergogna e intraprende sforzi evidenti per annullare i progetti di quell'altro. E piano piano, egli avanza per vie traverse e il sentimento di vergogna si dissolve e svanisce dal suo cuore. E commette apertamente azioni indegne e maneggi ignobili alla luce del sole. E la concorrenza tra lui e il suo prossimo acquista la massima pubblicità e diventa l'argomento del giorno. Ed egli non conosce più vergogna e inventa scuse e pretesti basati sulla menzogna per giustificare i propri atti. E si ingegna ad aggiungere nuove giustificazioni per sostenere che ciò che fa contro il suo prossimo è in nome del Cielo e secondo le leggi della morale. E illude sé stesso di questa cosa, e inganna anche il prossimo, i poveri di spirito e gli amanti della discordia. E nella maggior parte dei casi si radunano attorno a lui cercatori di beghe e patiti della delazione - e il Satan li fa andare d'accordo. E grazie a loro si crea una solida fortezza di discordia, liti, maldicenza, delazione, menzogna e odio gratuito che durano a lungo. E può succedere di incontrare questa pessima situazione anche in un contesto del tutto spirituale, in alcuni casi e in condizioni particolari. E tutto l'ordine della disputa avviene anche lì secondo il sistema abituale, ogni caso secondo le sue particolarità.


4.

Il risultato che speriamo ottenere scrivendo queste cose in un libro è che quando questi atti ignobili sono scritti in un libro, i loro aspetti scottanti ci esplodono in faccia e ci costringono a riconoscere la nefandezza del finto Bitachon.


E se veramente la mancanza di Bitachon è un difetto nella personalità dell'individuo e questi è quasi del tutto estraniato dall'Ebraismo, esiste comunque una malattia peggiore di questa: il finto Bitachon. E [questa] finzione è assolutamente negativa, e questo impostore non ha niente di più rispetto a chi è sprovvisto di Bitachon, se non lo scandalo e la distruzione, da cui quell'altro è esente; poiché chi manca di Bitachon [ha il solo difetto di] esserne privo, mentre l'impostore [non solo] manca di Bitachon [ma è anche] colpevole di impostura. Chi ne è privo non attirerà a sé dei seguaci per insegnare loro il Bitachon, mentre l'impostore accumula discepoli, allievi di impostura. Chi ne è privo non provocherà il peccato di profanazione del nome di D-o, che D-o ce ne scampi, mentre l'impostore, quando la sua fellonia viene scoperta e vengono rivelati i suoi deplorevoli intrighi contro il suo prossimo Shimon, [tutti] diranno "quanto sono deprecabili le azioni di costui che ha studiato la morale, e quanto sono turpi le sue manovre."


5.

E infatti, la propensione al Bitachon è una facoltà acquisita del cuore e la modestia è nella natura di colui che ha veramente Bitachon, quindi egli non proclama mai di far parte di coloro che hanno Bitachon. E anche in cuor suo egli sospira a causa della sua mancanza di Bitachon e della sua carenza in questo campo. E il suo Bitachon e il suo saldo legame con D-o benedetto lo accompagnano soltanto nei suoi atti. [Per esempio,] non avrà timore che il prossimo apra un negozio, si sforzerà anche di aiutarlo, dargli buoni consigli, portargli aiuto concreto, vegliare al suo successo; e quanta santità aggiunge al mondo, vedere qualcuno fare prova di bontà verso colui che sta per diventare suo concorrente. Ed egli aggiunge gloria a chi teme D-o benedetto, felice lui e felice la sua generazione.


È il vantaggio della luce sull'oscurità, della verità sulla menzogna e del vero Bitachon su quello finto.


6.

E benché i princìpi del Bitachon siano un obbligo del cuore e che ne derivino diverse Mitzvot pratiche (precetti), come l'obbligo di astenersi da azioni contro il prossimo, malgrado ciò esso pone anche dei limiti allo sforzo personale permesso, e a volte il Bitachon è in contrasto con lo sforzo personale. Ed ecco, siamo tenuti a considerare in pensiero ogni nostra azione, prima di compierla, per valutare se essa sia permessa dal Bitachon. E i nostri Maestri hanno detto (Midrash Raba, Parashà di Miketz 89, 3) che lo sforzo personale di Yossef (Giuseppe) il giusto, nel chiedere al coppiere (Genesi 40, 14) "Vehizkartani - e parlerai di me [a Faraone]" era una negligenza del Bitachon1. E dissero che il versetto dei Salmi (40, 5): "Felice è l'uomo che ripone il suo Bitachon in D-o" si riferisce a Yossef. [E il seguito dice] "e non si affida a ciarlatani e bugiardi", cioè essendosi lui rivolto al coppiere [con quella richiesta di aiuto], gli furono aggiunti [dalla Provvidenza Divina] due anni supplementari [di prigione]. Ciò significa che Yossef sapeva che la sua salvezza non dipendeva dallo sforzo personale, e che tutto è opera della mano di D-o; però poiché l'uomo è tenuto a agire e a non affidarsi ai miracoli, Yossef si è imposto di utilizzare questa opportunità per chiedere aiuto al coppiere; eppure, poiché non è nel carattere dei ciarlatani di ricordare e di fare del bene, questa azione non è altro che frutto della disperazione. E colui che è disperato fa tutto il possibile, perfino cose completamente prive di qualsiasi utilità. Ma colui che ha Bitachon non deve comportarsi così e questo tipo di azioni non fanno parte di quelle che si ha l'obbligo di compiere [per salvarsi]. E in questo atto [di disperazione] c'è qualcosa che assomiglia all'azione di gettare polvere sullo splendore della fede e del Bitachon. E poiché ciò non è obbligatorio, è vietato. E l'intenzione dei Maestri è di [criticare] l'azione [di Yossef], non il suo Bitachon, che D-o ce ne scampi. E Yossef sapeva che non vi è aiuto da parte di un essere umano, senza l'intervento di D-o. Ma l'essersi imposto di chiedere aiuto al coppiere non fu, secondo la tradizione dei Maestri, una decisione fedele alla verità, e non avrebbe dovuto rivolgersi ai ciarlatani.


7.

C'è ancora una cosa nella virtù del Bitachon: su chi ha Bitachon aleggia lo spirito di santità e lo accompagna un sentimento di potenza, che gli comunica che certamente D-o lo aiuterà. E come disse il re David, che la pace sia su di lui (Salmi 27, 3): "Perfino se un esercito si apposterà contro di me, il mio cuore non temerà. Se scoppierà una guerra contro di me, con ciò manterrò il mio Bitachon; ecc.", e questo è un elemento variabile secondo il livello di colui che ha Bitachon e il suo grado di santità.

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Nota del traduttore:
[1] Il Midrash considera un errore il comportamento di Yossef, che oltre a chiedere al coppiere
"Zechartani – ricordati di me", aggiunse anche la richiesta "Vehizkartani – e parlerai di me [a Faraone]".

Tratto dal libro Chazon Ish, Emunah Vebitachon,
cap. 2 "Bitachon", di R. Avraham Yeshayahu Karelitz
Questo testo è considerato oggi dagli studiosi la base della concezione ebraica della sicurezza in D-o benedetto. Nella sua versione originale è un testo piuttosto ermetico e di difficile accesso anche a chi avesse dimestichezza con la lingua santa, quindi è generalmente studiato solo dagli "addetti ai lavori".


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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Emunah veBitachon
Rabbi A. Y. Karelitz, traduzione di Ralph Anzarouth
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