Parashà di Ekev – tratto da "Tzenna Ur'enna" di Rabbi Yaakov Ashkenazi di Yanov



Traduzione di Ralph Anzarouth


BS"D


Introduzione:


"Vehayà Ekev Tishmeùn – E fu dopo che avrete ascoltato" (Deut. 7, 12)1


I nostri Maestri dicono che questo versetto ci insegna che per quelle Mitzvot (precetti) che si compiono per mezzo delle gambe (recarsi alla sinagoga, verso la casa di studi, ad ascoltare una lezione, o a visitare un malato, o ad accompagnare un defunto, o a consolare chi è in lutto) si riceve una grande ricompensa. E perfino di Shabbat, malgrado sia peccato procedere con un passo eccessivamente veloce, è permesso farlo e persino correre, se ciò viene fatto per recarsi alla sinagoga. E riguardo a colui che non presta attenzione a queste Mitzvot, esse si lamentano di lui dopo la sua morte, come è scritto nel versetto (Salmi 49, 6) "Il peccato dei miei talloni mi circonderà", cioè i peccati commessi con i suoi talloni lo avvinghieranno.


E colui che è orgoglioso nei suoi passi, o che corre a commettere peccati, costui sarà punito come si è visto con la figlia di Rabbi Chanina ben Teradion, poiché era orgogliosa nel suo portamento: essa fu punita, sicché suo padre fu condotto contro la sua volontà a una casa di prostituzione2, e lei stesse ammise che ciò le occorse come punizione per l'orgoglio con cui essa camminava, perché il Santo, benedetto Egli sia, è rigoroso verso ogni passo delle persone, e questo è proprio quanto afferma il versetto "E fu dopo che avrete ascoltato": se voi date importanza ai precetti che si compiono col tallone del piede, allora D-o vi darà la terra e tutto ciò che vi ha promesso.


Un'altra interpretazione dice che la ricompensa per le Mitzvòt viene pagata alla fine, nel mondo futuro, mentre il Santo, benedetto Egli sia, paga il compenso delle poche Mitzvòt del malvagio già qui in questo mondo. Lo dice il versetto "E fu dopo che avrete ascoltato": se compierete dei precetti, Hashem vi pagherà alla fine, nel mondo superiore, perché la parola Ekev significa [anche] "fine", così come i passi si compiono con l'estremità del corpo [cioè il tallone].


E c'è un'altra interpretazione: il versetto mostra che perfino i precetti che l'uomo considera leggeri, di poco conto, e che vengono calpestati coi talloni, malgrado ciò egli deve dare importanza a ogni Mitzvà; e che non conti e non soppesi le Mitzvòt per stabilire se tale Mitzvà sia importante e come tale vada considerata, mentre quest'altra Mitzvà è semplice e non vi è grande interesse ad occuparsi di essa. Rabbi Acha ne offre un esempio nel Midrash Tanchuma (Kiddushin 39b).


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Note del traduttore:
[1] Si noti che Ekev significa "dopo" ma anche "tallone", e per esteso tutta la gamba.
[2] In questo passaggio di Tzena Urenna deve esserci un errore di trascrizione, perché il Talmud Bavli, trattato di Avodà Zarà (17b-18a) afferma che questa sorte toccò invece proprio a lei.


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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Tzenna Urenna di Rabbi Yaakov Ashkenazi di Yanov, traduzione di Ralph Anzarouth
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