Onore e Oneri del Potere – "Menorat Hamaor" (il "Candelabro di Luce") di R. Yitzchak Abuav



Traduzione di Ralph Anzarouth
(con la collaborazione di R. Yaakov Shalem)


BS"D


L'importanza di un uomo in questo mondo fa sì che la gente lo invidi; gli fa perdere anzitempo la vita in questo mondo e lo esclude dal mondo futuro, perché con la loro invidia, essi sono in disaccordo con lui: egli si impone su di loro e finisce per perdere la fede. Come dissero i nostri Maestri di benedetta memoria (Rambam, commento alle Massime dei Padri 1, 10): "Quando qualcuno viene nominato dirigente ("Parnass") quaggiù, egli viene considerato un malvagio lassù".1


E per colpa del fatto che egli impone la propria autorità alla sua gente, la durata della sua vita viene diminuita. Difatti, non abbiamo visto nessuno più grande di Giuseppe (Yossef) il giusto, e benché egli abbia risposto con la bontà (Genesi 47) all'ostilità dei suoi fratelli, egli morì prima di tutti, a causa dell'autorità e del potere con i quali si era imposto a loro. Come è scritto [nel Talmud Bavli] alla fine del primo capitolo [del trattato di] di Sotà (foglio 13b): "Disse Rav Yehuda a nome di Rav: 'Perché Yossef morì prima dei suoi fratelli? Perché aveva imposto la propria autorità su di loro'."


E anche nel trattato di Pesachim (87b): Disse Rabbi Yochanan: "Sciagurato è il potere, ché interra chi lo detiene, perché non c'è profeta che non abbia sepolto quattro re, come è detto (Isaia 1, 1): 'Visione di Isaia, figlio di Amotz, [...] nei giorni di Uziahu, Yotam, Achaz e Chizkiahu, re di Giudea'."


E anche nel trattato di Berachot (55a): "Disse Rav Yehuda: 'tre cose accorciano la vita dell'uomo: 1- colui che viene chiamato a leggere la Torà [in sinagoga] e non accetta; 2- colui cui viene offerto un bicchiere di benedizione e non benedice2; 3- e colui che impone la propria autorità.


  1. Colui che viene chiamato a leggere la Torà e non accetta, come è scritto (Deut. 30, 20): "Poiché essa [la Torà] è la tua vita".

  2. Colui cui viene offerto un bicchiere di benedizione e non benedice, come è scritto (Genesi 12, 3): "E benedirò colui che ti benedirà".

  3. Colui che impone la propria autorità, come disse Rabbi Yossi Bar Chanina:3 "Perché Yossef morì prima dei suoi fratelli? Perché aveva imposto la propria autorità su di loro”.

    Ma com'è possibile? Eppure abbiamo visto che (Talmud Bavli, trattato di Ketuvot 103b) "Rabbi Yehudah Hanassi disse a [suo figlio] Rabban Gamliel: 'Figlio mio, comportati con la massima autorità e suscita il timore tra i tuoi allievi'! [...] Non è una contraddizione: in un caso [quando bisogna onorare ogni persona, ci si riferisce al comportamento da adottare] in privato, nell'altro caso [quando bisogna dettare la propria autorità sugli altri, ci si riferisce al comportamento da adottare] in pubblico".


[...]

E se impone la sua volontà, il Santo, benedetto Egli sia, lo umilia, come è detto (Giobbe 36, 8): "E se sono incatenati, prigionieri della miseria, ecc." 4


Perciò, ogni persona timorosa di D-o si allontanerà da qualsiasi [forma di] imposizione della propria autorità sul pubblico, a meno che ciò non sia fatto in nome del Cielo e per il beneficio del pubblico. E in ogni caso, che non si degeneri imponendo un timore eccessivo, come è scritto (Talmud Bavli, trattato di Rosh Hashanà 17a, che commenta Ezechiele 32, 24): "[E costoro scendono incirconcisi negli inferi] dopo aver terrorizzato la terra dei viventi. [Chi sono?] Dice Rav Chisda: "Si tratta di dirigenti che impongono un terrore eccessivo sul pubblico, e non lo fanno in nome del Cielo." Disse Rav Yehuda a nome di Rav: "Ogni dirigente ("Parnas") che impone un timore eccessivo al pubblico, e non lo fa in nome del Cielo, non meriterà un figlio Talmid Chakham5 come è detto (Giobbe 37, 24): "Perciò colui di cui tutti avranno timore non vedrà alcun saggio".


Invece egli deve guidare il popolo ebraico con affetto e amore, quando [gli Ebrei] si comportano come si deve; e che non li opprima, perché il popolo degli Ebrei è chiamato "popolo santo", e non è corretto sottometterli in un modo indegno.


E se vede che invece essi si scostano dalla retta via, e necessitano una correzione, che li rimproveri e li domi secondo la regola e nel modo appropriato6, finché non sceglieranno la retta via. E che questo leader impari dal Signore del mondo, che guidò il popolo d'Israele conducendoli attraverso un deserto arido nello stesso modo in cui la balia solleva il neonato7: a maggior ragione deve comportarsi così anche il Parnas, che agisce per ordine [del Signore].


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Note del Traduttore:
[1] Questa formula di Rambam sembra rifarsi a testi precedenti, in cui appare sotto forme simili ma diverse. Chi volesse approfondire può consultare il Talmud Bavli, trattato di Sanhedrin 103b (inclusi i commenti di Rashi e del Maharsha), il Baté Midrashot, foglio 318 e il Margaliot Hayam pag 89 (si ringrazia come al solito il sito hebrewbooks.org senza il quale eccetera, ovvio).
[2] Quando si porge all'ospite il bicchiere di vino con cui si accompagna la benedizione che segue i pasti, gli si offre in pratica l'occasione di aggiungere una benedizione in favore di colui che l'ha invitato. Si è capito: rifiutare questa proposta è veramente poco cortese.
[3] Mi sembra che le nostre versioni della Ghemara attribuiscano invece questo passaggio a Rabbi Chama bar Chanina.
[4] Se essi sono in preda alle avversità, è per via dei loro peccati.
[5] Un saggio erudito: per più dettagli, cliccare qui a sinistra il link verso il Glossario del Chafetz Chaim e consultare colà.
[6] Cioè senza esagerare.
[7] Cioè con cura.

Da ”Menorat Hamaor”, il "Candelabro di Luce" diviso in sette "lumi", di Rabbenu Yitzchak Abuav: questo brano è tratto dal primo lume, terza regola, prima parte, primo capitolo.
Tre diversi Maestri sono conosciuti con questo nome (a volte scritto Isaac Aboab): Secondo la Jewish Encyclopedia, l'Autore di questo testo è il primo di loro, visse in Spagna due secoli prima della cacciata degli Ebrei da questo paese e fu il Rabbino di Castiglia. Secondo il più recente "Sefer Dorot Hakatzar" ("Il breve libro delle generazioni"), si tratta invece del secondo, che visse l'esilio di Spagna in persona (morì l'anno dopo in Portogallo) e fu il Maestro di Rabbi Moshe Zacut. Il nostro dubbio è rinforzato dalla lettura dello "Shemot Hagedolim" ("Il nome dei grandi") del Rav Chidà: egli propende dapprima per la seconda versione, ma scrive in seguito che una successiva testimonianza la rende poco plausibile.

Clicca qui per l'originale in ebraico dal sito hebrewbooks.org:
L'inizio si trova in fondo alla pagina 54
e la fine si trova in cima alla pagina 55
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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Menorat Hamaor, Rabbi Yitzchak Abuav, traduzione di Ralph Anzarouth
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