Il sentiero dei giusti - Mesilat Yesharim Ramchal: Rabbi Moshe Chaim Luzzatto Capitolo 3: Le Componenti della Prudenza



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Traduzione di Ralph Anzarouth


Chi vuole avere cura di sé deve tenere in conto due considerazioni:
  1. Quale sia il vero bene che l'uomo deve scegliere; e quale sia il vero male dal quale deve invece fuggire.

  2. [La qualità delle] proprie azioni, per vedere se esse appartengano alla categoria del bene oppure a quella del male.

E questo è [necessario] sia quando si tratta di agire, sia quando non è il momento dell'azione:
- Quando si agisce, si osservi di non compiere alcun atto senza dapprima considerarlo secondo i criteri esposti qui sopra.
- E fuori d'azione, si rimemorino tutti i propri atti e li si valutino seguendo le stesse considerazioni, per vedere quanto di quel male essi contengano per poterlo eliminare; e quanto di quel bene, per poterlo conservare e rafforzare. E se si rileva un elemento negativo nel proprio comportamento, bisogna riflettere e valutare mentalmente quale rimedio adottare per allontanarsi da quel problema e diventarne immune.
Questo concetto ci fu comunicato dai Maestri di benedetta memoria, che dissero (Talmud Bavli, trattato di Eruvin, foglio 13b): "Sarebbe stato meglio per l'uomo non essere mai stato creato, piuttosto che esserlo; ma poiché ormai è stato creato, egli deve "setacciare" le proprie azioni, e c'è chi dice che deve "sondare" le proprie azioni".

E vedrai che ambedue queste espressioni sono utili e appropriate, perché "setacciare" le [proprie] azioni significa esaminare l'insieme dei [propri] atti e soppesarli: forse tra di loro ce ne sono alcuni che non devono essere messi in atto e che non sono conformi alle Mitzvot di D-o e ai suoi decreti; quelli che fanno parte di questa categoria dovranno essere eliminati del tutto. Mentre "sondare" implica passare in esame perfino le [proprie] azioni positive: valutare e controllare se esse comportino una tendenza che non sia positiva o una qualunque componente negativa che si dovrà togliere ed eradicare, un po' come quando si scuote un indumento per verificare se sia solido e robusto oppure logoro e consumato. Così sonderà il proprio comportamento per esaminarne la qualità nei minimi particolari per ritrovarsi puro e limpido. La regola generale: che l'uomo osservi tutti i propri atti, sorvegli tutte le proprie pratiche, per non concedersi alcuna cattiva abitudine o difetto e a maggior ragione nessun peccato o crimine. Infatti io penso che l'uomo debba vagliare e soppesare quotidianamente la propria condotta, come i grandi commercianti che sottopongono le proprie attività a calcoli incessanti per evitare che esse vadano in rovina. E che fissi date e ore regolari per farlo, affinché l'esame avvenga con grande puntualità e non sia effettuato in modo saltuario, perché le sue conseguenze sono capitali.

E i nostri Maestri di benedetta memoria ci hanno insegnato esplicitamente che questa valutazione è necessaria, come dissero nel Talmud Bavli (Trattato di Baba Batra, foglio 78b) riguardo al versetto (Numeri 21, 27): "Perciò i dominatori diranno 'facciamo i conti'.1 Cioè, quelli che dominano il loro istinto diranno 'facciamo i conti al mondo': il costo di una Mitzvà rispetto alla sua ricompensa ed i benefici di un peccato rispetto ai danni che esso procura ecc.'." E [furono loro a dare] questo consiglio di verità perché esso non può provenire e non può essere percepito correttamente se non da coloro che sono già sfuggiti al potere del loro istinto e anzi lo dominano. Perché gli occhi di chi è ancora prigioniero del suo istinto non vedono questa verità ed egli non può venirne a conoscenza, perché l'istinto lo acceca letteralmente, ed è come se camminasse nel buio davanti a ostacoli che i suoi occhi non possono scorgere.

E questo è ciò che dissero i nostri Maestri di benedetta memoria (Talmud Bavli, Trattato di Baba Metzia 83b), riguardo al versetto (Salmi 104, 20): "'Hai calato l'oscurità ed è scesa la notte': si tratta di questo mondo che assomiglia alla notte". E renditi conto di quanto sia meraviglioso questo vero insegnamento per chi lo esamina attentamente per capirlo! Difatti, l'oscurità della notte può indurre l'occhio umano in due tipi di errore: può coprire l'occhio al punto che non vedrà niente di ciò che ha davanti; oppure può ingannarlo al punto da fargli scambiare una figura umana con un palo o viceversa.
Allo stesso modo, la materialità e la fisicità di questo mondo sono come il buio della notte per l'occhio della ragione, ciò che lo induce in due errori:

  1. Non gli consente di vedere gli ostacoli presenti nelle strade del mondo, sicché gli stolti procedono baldanzosi e poi cadono e si perdono, senza nemmeno avere il tempo di spaventarsi. Ed è questo il senso del testo (Proverbi 4, 19): "Il cammino dei malvagi è buio, non sanno cosa li fa inciampare"; ed è detto (Proverbi 22, 3): "Il furbo vede il male2 e si nasconde, mentre i dissennati continuano e vengono puniti"; e dice (Proverbi 14, 16): "Lo stolto avanza con furore e si crede al sicuro".3 Perché il loro cuore è pienamente sicuro e cadono prima ancora di scorgere l'ostacolo.
  2. Il secondo errore è peggiore del primo: la loro visione li inganna al punto che vedono il male come se fosse proprio un bene, e inversamente [scambiano] il bene per il male. E in questo modo si intestardiscono e conservano la loro pessima condotta. Poiché non soltanto manca loro la visione autentica per distinguere il male che si trova davanti ai loro occhi, ma addirittura credono di vedere prove definitive e dimostrazioni convincenti per le loro pessime convinzioni e le loro ingannevoli opinioni. E questo è il grave malanno che li avvolge e li conduce alla scomparsa definitiva. E questo è ciò che disse il versetto (Isaia 6,10): "Il cuore di questo popolo sia rivestito di grasso, le sue orecchie assordate e i suoi occhi ricoperti, affinché ecc.", e tutto ciò perché erano avvolti dall'oscurità e sottomessi al dominio del loro Yetzer, l'istinto malvagio.
Ma coloro che sono già usciti da questa prigione vedono la pura verità, riguardo alla quale sono in grado di prodigare consigli alle altre persone. Questa situazione può essere descritta con un esempio: essa è simile a un labirinto che ha la forma di un giardino, utilizzato per questo gioco ben noto alla classe dirigente e nel quale le siepi sono disposte come dei muri, tra i quali si confondono infiniti meandri intricati e tutti simili tra di loro; e il fine del gioco è riuscire ad arrivare a un portico collocato in mezzo [al giardino]. E infatti alcuni di quei passaggi sono autentici e arrivano veramente al portico, altri invece ingannano l'uomo e lo allontanano da esso.
E infatti colui che percorre quei sentieri non può vedere né discernere se sta seguendo un percorso valido oppure uno fittizio, poiché essi appaiono identici e non presentano alcuna differenza a chi li osservi, a meno che questi non sia un esperto in grado di riconoscere la strada da un suo determinato aspetto che gli è familiare, avendo già effettuato il percorso arrivando [con successo] alla meta, che è il portico. E chi già si trova nel portico vede tutti gli itinerari davanti sé e distingue [chiaramente] tra quelli veri e quelli falsi, e può perciò suggerire a chi li percorre: "Scegliete questa direzione!" E chi vorrà credergli raggiungerà la destinazione desiderata; e chi non vorrà credergli e deciderà di seguire la propria visione, si perderà di certo e non ci arriverà.

Anche questo sistema funziona così: chi non ha ancora dominato il proprio Yetzer si trova in mezzo ai meandri e non può distinguere tra di loro4; ma coloro che dominano il proprio istinto e sono già arrivati al portico, dopo essere usciti dal tracciato e averne ottenuto una visione precisa con i propri occhi, questi sono in grado di fornire consigli a chi è disposto ad ascoltare, ed è loro che bisogna credere.
E qual è il consiglio che ci danno? "'Fate i calcoli!' Cioè 'fate i calcoli del mondo'!”5 Infatti essi hanno già provato, visto e imparato che questa è per l'uomo l'unica autentica via per giungere a quel bene che sta cercando e che non ce n'è nessun'altra.
La regola è che l'uomo deve tenere costantemente la propria mente sotto osservazione: qual è secondo la legge della Torà la vera strada che egli deve percorrere? In seguito passerà in esame le proprie azioni, per vedere se esse seguano questa strada o meno. Perché in questo modo gli sarà certamente facile affinare la propria persona e correggere tutti gli aspetti del proprio comportamento, come è detto (Proverbi 4, 26): "Considera attentamente le tue abitudini e potrai avanzare con sicurezza6." Ed è detto (Lamentazioni 3, 40): "Osserviamo le nostre vie, esaminiamole e facciamo ritorno all’Eterno".
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Note del Traduttore:
[1] In realtà la traduzione letterale del versetto è molto diversa: "Perciò i falsari diranno 'venite alla [città di] Cheshbon'." I saggi della Ghemarà hanno utilizzato questo versetto per dare un insegnamento morale del tutto estraneo allo Pshat, il significato semplice del testo della Torà. Commentatori come Rashi e Rashbam hanno infatti notato che questo Pshat non offre nuove informazioni al lettore e perciò gli si deve attribuire una chiave di lettura alternativa, come perciò hanno fatto i Maestri (secondo il principio per cui niente è superfluo nella Torà). Altri commentatori, come il Maharal e il Maharsha, hanno invece proposto un nesso logico tra lo Pshat del versetto e l'interpretazione morale suggerita dai Maestri.
[2] La punizione del peccato, che la persona assennata evita di commettere (commento di Rashi al versetto).
[3] Seconda spiegazione di Rashi, che abbiamo scelto perché adottata anche dal Malbim e dal Metzudat David. Secondo la prima spiegazione avremmo invece tradotto "Lo stolto avanza con furore e cade".
[4] Distinguere il percorso valido da quello sbagliato.
[5] Ripresa del versetto già citato all’inizio del capitolo e nella nostra nota 1.
[6] Una traduzione più letterale direbbe: ”Aggiusta il percorso dei tuoi piedi e tutte le tue vie saranno pronte”. Trattandosi del libro dei Proverbi di re Salomone, è ovvio che l’insegnamento principale del versetto è quello che si legge fuor di metafora.

Testo originale in Ebraico

Ramchal Messilat Yesharim Ebraico PDF Testo originale in formato PDF dal sito ramhal.org
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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Messilat Yesharim, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, traduzione e note di Ralph Anzarouth
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