Emet (Verità), da “Ohel Moed”, Dizionario dei Termini Biblici di Rabbi Salomone da Urbino (Shlomo Me-Urbino)



Un altro testo ebraico tradotto in italiano da Ralph Anzarouth per i lettori di ‘Maestri della Torà’

BS"D


EMET:


Ohel Moed: [Per esprimere il concetto di EMET] vengono usate [nella Torà] quattro espressioni:

  1. Emet (Verità): Come nei versetti:
    Giudicate con pace e verità” (Zaccaria 8, 16);
    Ed ecco, il fatto è avverato” (Deuteronomio 17, 4).

  2. Koshet (Vero)1: come nei versetti:
    In nome del vero” (Salmi 60, 6);
    Per insegnarti quanto c’è di vero nelle parole di verità” (Proverbi 22, 21).
    E la traduzione di Emet in aramaico è proprio Koshet.

  3. Ken (Davvero): come nel versetto:
    E ho davvero visto dei malvagi seppelliti” (Ecclesiaste 8, 10); dove [i nostri Maestri] hanno interpretato la parola Uvchen “E davvero”; e infatti anche la traduzione in aramaico dice: “E ho davvero visto”.

  4. Im (Sicuramente): come nei versetti:
    Poiché sicuramente c’è un avvenire” (Proverbi 22, 18),
    dove [i nostri Maestri] hanno interpretato la parola Im “Sicuramente”;
    e così pure:
    È sicuramente il contrario! Può il vasaio essere considerato come l'argilla?” (Isaia 29, 16);
    Sicuramente si farà gioco del fanfarone” (Proverbi 3, 34);
    Poiché sicuramente i soldi sono finiti” (Genesi 47, 18);
    Sicuramente il Signore ripulirà il sudiciume delle figlie di Sion” (Isaia 29, 16);
    E tanti altri esempi simili a questi2.

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Nota del Traduttore:
[1] Malbim spiega la differenza tra Koshet e Emet: la prima è una verità così evidente che se ne capiscono le ragioni, la seconda è accettata dall'uomo pur non essendo in grado di approfondirne i motivi. Infatti, la radice di Koshet significa anche "ornamento", quindi si tratta di una verità di cui si riesce a percepire la rivelazione in modo chiaro e limpido.
[2] Il testo originale è accompagnato da un breve commento composto da Yona Weilheimer, l'editore della seconda edizione (Vienna 5641), che è di parere diverso riguardo a questa quarta espressione: infatti, secondo il Michsé Ha-ohel l’espressione “Im” sottintende una condizione e quindi non può essere tradotta “sicuramente”. Tuttavia abbiamo trovato diversi altri commentatori che interpretano "Im" allo stesso modo di Rav Shlomo (in particolare Radak e Metzudat Tzion).

Tratto dall’Ohel Moed di Rabbi Shlomo di Urbino, vissuto 500 anni fa e la cui famiglia diede i natali a diversi Maestri della Torà. L’Ohel Moed è una specie di dizionario concettuale che elenca i vari vocaboli usati nella Torà per indicare un determinato concetto. L'autore afferma nell'introduzione di avere scelto proprio questo nome, che viene usato a più riprese nella Bibbia per indicare il Tabernacolo (letteralmente chiamato “Tenda della Riunione”), perché la sua intenzione nel comporre questo libro è di farne "un luogo d'incontro delle parole citate [nella Torà]". Ovviamente il titolo Ohel Moed ha ispirato il nome del commento, Michsé Haohel, che significa “il coperchio della tenda”, e indica quindi una delle parti del Tabernacolo. Il testo integrale in ebraico di questo articolo si trova nell’ottimo sito Hebrewbooks.org, in fondo a pagina 23 (ultime 3 righe) e in cima a pagina 24 (prime 6 righe). Il testo in lingua santa è piuttosto impegnativo e richiede familiarità con i testi biblici in ebraico (o perlomeno accesso alle fonti), ma vi si trovano molti insegnamenti che giustificano lo sforzo. Chi volesse cimentarsi con la versione originale può scaricarla gratuitamente qui.


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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Ohel Moed, Rabbi Salomone da Urbino, traduzione di Ralph Anzarouth
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www.anzarouth.com/2009/05/salomone-urbino-ohel-moed-dizionario.html
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