Un altro testo ebraico tradotto in italiano da Ralph Anzarouth esclusivamente per i lettori di ‘Maestri della Torà’
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E una volta venuto a conoscenza del decreto deciso dalla Provvidenza Divina1 e dell’editto di sterminio ormai firmato, Mordechay il Giusto si strappò gli abiti davanti e dietro, si rivestì di un sacco, si rotolò nella cenere e gridò a gran voce e amaramente per la città, dicendo: ”Guai a noi! Poveri noi! Quanto è grave il decreto [che incombe] su di noi, sancito dal re2 e da Haman per sterminarci: poiché non hanno decretato di eliminare solamente la metà o un terzo di noi! Anzi, il loro decreto ordina di sradicare tutta la vigna3!” E quando tutti gli Ebrei videro il leader della generazione, Mordechay il Giusto, gridare con voce afflitta e con grande dolore, numerosi Ebrei si raggrupparono attorno a lui, grandi e piccini.
In quel momento, Mordechay si levò in mezzo agli astanti e disse loro: “Fratelli nostri, figli d’Israele e amati dall’Altissimo: non avete appreso e non siete al corrente dei bandi di sterminio decretati da Haman e dal re nei nostri confronti per distruggerci, cancellare il nostro ricordo ed eliminare il nostro nome sotto al cielo4 - uomini, donne e lattanti? E non abbiamo nessun re che possa salvarci, né alcun profeta che possa pregare per noi, né una terra di rifugio verso la quale poter fuggire per salvare le nostre vite. Poiché hanno scritto e mandato i decreti di sterminio in tutte le nazioni5 e noi siamo come un gregge senza pastore, come una nave in mezzo al mare senza un comandante o un capitano, come orfani privi di padre e madre. E non abbiamo nessuno su cui contare, se non sul nostro Padre che è in cielo. E sappiate che l’ordinanza è stata decretata in terra solo perché era già stata decretata in cielo e ciò è dovuto al fatto che avete partecipato al banchetto di Achashverosh6, avete mangiato e bevuto cibi e bevande proibiti, vi siete comportati male ai Suoi occhi, compromettendovi con donne straniere e non avete udito la mia voce, rifiutando i rimproveri. Guai a noi! Poveri noi! Perché chissà (D-o non voglia) se la nostra speranza non è ormai vana!”
Appena tutti gli Ebrei ebbero appreso che il decreto era stato sancito anche in cielo, tutto il popolo diruppe in pianto versando torrenti di lacrime; portarono subito la Tevà in strada7, trassero su di essa anche un libro della Torà avvolto in un sacco e rotolato nella cenere come una vedova vestita di nero. E vi lessero (Deut 4, 30-31): “Quando sarai in disgrazia, e tutte queste avversità ti avranno colpito, alla fine dei giorni, tornerai all’Eterno, tuo Signore, e ascolterai la Sua voce, poiché l’Eterno tuo Signore è D-o clemente ecc.”.
Il testo racconta in seguito la fine del discorso di Mordechai, in particolare la descrizione del sincero pentimento della città di Ninive (si veda il libro di Giona), che riuscì a farsi perdonare dal Signore i propri peccati. Come si sa, gli Ebrei di Susa seguirono le esortazioni di Mordechai e il buon esempio di Ninive, si pentirono, digiunarono (su precisa richiesta della regina Ester) e furono perdonati. Come è noto, nel giro di poche ore il decreto di Hamman si ritorse contro chi l’aveva ideato.
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Note del Traduttore:
[1] I nostri Maestri spiegano in dettaglio (per esempio nel Talmud Bavli, trattato Meghillà) per via di quali colpe del Popolo Ebraico il terribile decreto di Haman poté prendere forma. Come abbiamo visto molte volte nella storia, i nemici del Popolo Ebraico non hanno potere proprio ma sono solo strumenti nelle mani del Signore per riportare gli Ebrei sulla retta via.
[2] Si tratta ovviamente del re Assuero (Achashverosh).
[3] Cioè (che D-o ce ne scampi) tutto il popolo Ebraico, paragonato alla vigna in molti testi, si veda per esempio il Cantico dei Cantici.
[4] Non si stupisca il lettore di questa espressione che in italiano non suona benissimo. Usandola, i Maestri ci fanno capire che i nemici del Popolo Ebraico (che siano cancellati) possono farci del male sotto al cielo, cioè in questa vita terrena; ma non hanno ricevuto alcun potere su di noi sopra il cielo, cioè nella vita eterna (nella quale invece i martiri delle persecuzioni antisemite assurgono al più alto livello di santità cui si possa accedere).
[5] I nostri testi, e in particolare la Meghillat Ester, ci confermano che il re Assuero regnava su 127 nazioni, che includevano tutto o gran parte del mondo allora conosciuto.
[6] Infatti, il Talmud Bavli (trattato Meghillà) ci insegna che quando il re Achashverosh calcolò (sbagliando) che i 70 anni dell’esilio babilonese fossero già passati, pensò (a torto, ovvio) che la profezia del ritorno degli Ebrei da Babilonia in Terra d’Israele non si sarebbe più avverata. Per celebrare quello che credeva essere il suo trionfo definitivo, organizzò il famoso festino con cui cominciò tutta la storia di Purim e durante il quale espose gli utensili del Primo Tempio di Gerusalemme al pubblico ludibrio di tutte le nazioni. La colpa degli Ebrei non fu quella di essersi recati a questo ignobile banchetto (poiché il re aveva imposto la loro presenza), ma di averci partecipato tirandone beneficio e senza mostrare il dovuto orrore verso la profanazione dei santi oggetti del Tempio distrutto. Va da sé che questo re Assuero fece una brutta fine e che il Santo Tempio fu ricostruito allo scadere dei settant’anni della profezia. Che ci sia dato il merito di vederlo ricostruito una terza volta e stavolta in via definitiva!
[7] Fuori dalla sinagoga in segno di lutto, si veda il Talmud Bavli, trattato Taanit. La Tevà è l’altare sul quale si effettua la lettura pubblica della Torà.
Tratto dal capitolo sul miracolo di Purim dell’Osé Pele di Rabbi Yosef Shabtay Farhi, nato 200 anni fa a Gerusalemme ma vissuto per quarant’anni a Livorno, ove pubblicò numerose opere. Il testo integrale in ebraico di questo articolo si trova (in formato PDF) nel sito Hebrewbooks.org, in fondo a pagina 14 (le 7 ultime righe) e in cima a pagina 15 fino alla fine del paragrafo. Il testo in Lingua Santa dell’Osé Pele è molto scorrevole è può essere considerato relativamente accessibile anche ai non addetti ai lavori. Può essere scaricato o letto online qui.
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Tratto dal sito www.anzarouth.com : "Oseh Pele" di Rabbi Yossef Shabatay Farhi, traduzione e note di Ralph AnzarouthÈ richiesto di aggiungere anche un link verso:
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