La Distruzione del Tempio di Gerusalemme Talmud Bavli - Trattato di Ghittin


BS"D


Traduzione di Ralph Anzarouth


La Distruzione del Tempio

(dal Talmud Babilonese)

{Trattato di Ghittin 55b}
A causa di Kamtza e Bar Kamtza fu distrutta Gerusalemme.


Infatti ci fu un tale, il cui amico si chiamava Kamtza ed il suo nemico Bar Kamtza. Preparò un banchetto e disse al suo servitore: "Vai e porta qui Kamtza." Questi andò e portò [invece] Bar Kamtza. Venne [quel tale] e vide che [Bar Kamtza] era seduto lì. Gli chiese: "Cosa ci fa qui il mio nemico? Cosa vuoi qui? Alzati e vattene!" [Bar Kamtza] gli rispose: "Visto che oramai sono venuto, permettimi di rimanere qui e ti rimborserò il costo di ciò che mangerò e berrò." {Ghittin 56a} Gli rispose: "No!" [Bar Kamtza] gli propose: "Ti rimborserò metà del costo del banchetto." Gli rispose: "No!" [Bar Kamtza] gli propose: "Ti rimborserò tutto il costo del banchetto!" Gli rispose: "No!" Lo prese per la mano, lo fece alzare e lo buttò fuori. Disse [Bar Kamtza]: visto che i saggi erano seduti lì e non hanno protestato contro di lui, ciò significa che trovano la cosa ammissibile. [Mi vendicherò] andando a fare una delazione presso il governatore [romano].


Andò e disse al governatore: "Gli Ebrei si sono ribellati contro di te!" Gli rispose: "E chi lo dice?" [Bar Kamtza] gli rispose: "Manda loro [un animale] da offrire sull'altare [del Tempio], e vedrai se lo offrono." Il governatore gli diede un vitello pregiato da portare [al Tempio]. Una volta arrivato, [Bar Kamtza] mutilò il vitello alle labbra, e c'è chi dice alle palpebre; [in ogni caso,] in un posto che per noi [Ebrei] rappresenta una menomazione, ma per loro [Romani] non lo è. I saggi pensarono di offrire [ugualmente il vitello] sull'altare, per mantenere la pace con le autorità. Disse loro Rabbi Zecharia ben Avkulas: "[Se così facessimo,] la gente direbbe che le bestie mutilate possono essere offerte sull'altare!" I saggi pensarono allora di uccidere [Bar Kamtza], affinché non potesse andare a completare la delazione. Disse loro Rabbi Zecharia ben Avkulas: "[Se così facessimo,] la gente direbbe che chi mutila una bestia consacrata [per l'altare] merita la pena di morte!" Disse Rabbi Yochanan: "L'umiltà di Rabbi Zecharia ben Avkulas ha fatto distruggere la nostra casa, bruciare il nostro palazzo [il Tempio] e ci ha fatti mandare in esilio dalla nostra Terra".


Il comandante Nerone venne mandato ad affrontarli. Appena arrivato, lanciò una freccia verso oriente, e questa si diresse verso Gerusalemme. [Lanciò una freccia] verso occidente, e questa si diresse verso Gerusalemme. [Lanciò una freccia] verso [ognuno dei] quattro punti cardinali, e [ogni freccia] si diresse verso Gerusalemme. Disse a un bimbo: "Dimmi il tuo versetto [che hai imparato]". [Il bimbo] gli rispose (Yechezkèl 25, 14): "E compierò la Mia vendetta contro Edom per mezzo del Mio popolo Israèl!" Disse [Nerone]: "Il Santo, benedetto Egli sia, vuole distruggere il Suo Tempio, e poi Si vendicherà di colui [per mano di chi si è compiuta la distruzione]..." Disertò, se ne andò e si convertì, e da lui discese Rabbi Meir.


Mandarono [al suo posto] il comandante Vespasiano. Questi venne ed assediò [Gerusalemme] per tre anni. [In città] c'erano tre ricchi: Nakdimòn ben Gurion, Ben Kalba Savua e Ben Tzitzit Hakesat. Nakdimòn ben Gurion [si chiamava così] perché il sole sorse (Nakad) apposta per lui (Talmud Bavli, trattato di Taanit, 20a); Ben Kalba Savua, perché chiunque entrava a casa sua affamato come un cane (Kalba) ne usciva sazio (Savua); Ben Tzitzit Hakesat, perché le sue frange (Tzitzit) strisciavano sempre su cuscini (Kesat). C'è chi dice che [doveva il suo soprannome al fatto che spesso] sedeva tra i potenti di Roma. Uno [di loro] promise: "Io rifornirò [gli abitanti di Gerusalemme] di grano e di orzo." Un altro dichiarò: "Vino, sale e olio" e un altro promise: "Legna". I saggi lodarono [soprattutto] il donatore di legna. Anche Rav Chisda lasciava tutte le sue chiavi al suo servitore, tranne quella [del deposito] di legna, perché così diceva Rav Chisda: "[Per cucinare] un deposito di grano ci vogliono sessanta depositi di legna!" [Grazie ai loro doni] c'era di che nutrire [la città] per ventuno anni!


C'erano [a Gerusalemme] delle cosche chiamate Birionim. I saggi dissero loro: "Usciamo [dalla città] e andiamo a fare pace [con i Romani]." Ma quelli non li lasciarono. Dissero loro i Birionim: "Usciamo e facciamo guerra contro di loro." I saggi risposero: "Questa idea non avrà successo." I Birionim si alzarono, bruciarono i depositi di grano e di orzo, e fu la fame [a Gerusalemme].


Marta bat Baytos era une delle ricche di Gerusalemme. Mandò un suo servitore [al mercato] dicendogli: "Vai a comprare della farina pregiata." Quando arrivò [al mercato], la farina pregiata era già stata venduta tutta. Le disse: "Non c'è più farina pregiata, ma c'è ancora farina normale." Gli rispose: "Vai a comprarmi quella." Ma quando arrivò, era già stata venduta. Le disse: "Non c'è più farina, c'è orzo." Gli disse: "Vai a comprare [quell'orzo]." Ma arrivato lì, [anche] l'orzo era stato venduto. Tornò e le disse: "Non c'è più orzo, c'è farina di orzo." Gli disse: "Vai a comprarmi quello." Giunto lì, era già stato venduto. Ancora scalza, decise di uscire lei stessa per cercare qualcosa da mangiare, ma camminò su un escremento e morì [di disgusto (Rashi)]. Per lei Rabban Yochanan ben Zakkay lesse il versetto seguente (Deut. 28, 56): "La tenera e la delicata tra di voi, che mai pose piede per terra". C'è chi dice che [invece] mangiò un fico secco di Rabbi Tzaddok, ne fu disgustata e morì. Difatti, Rabbi Tzaddok digiunò quarant'anni affinché Gerusalemme non venisse distrutta, e quando mangiava qualcosa, lo si poteva vedere dall'esterno [tanto era magro]. E quando interrompeva i suoi digiuni, gli portavano dei fichi secchi, che succhiava e poi gettava. In punto di morte, [Marta] buttò per strada tutto l'oro e l'argento, dicendo: "A cosa mi serve questo?", così come è scritto (Yechezkèl 7, 19): "Getteranno per strada i loro soldi".


Abba Sikara, il capo dei Birionim di Gerusalemme, era figlio della sorella di Rabban Yochanan ben Zakkay, e mandò a dirgli: "Vieni a trovarmi in segreto." [Il Rav] venne e gli chiese: "Fino a quando continuerete a uccidere la popolazione provocando questa carestia?" Gli rispose: "Cosa ci posso fare? Se oso parlarne con loro [i Birionim], mi ammazzano!" [Rabban Yochanan ben Zakkay] gli propose: "Trova uno stratagemma affinché io possa uscire [dalla città], forse riuscirò a salvare qualcosa." [Abba Sikara] gli rispose: "Fai finta di essere malato, e che tutti vengano a renderti visita. Poni accanto a te un oggetto che esala cattivo odore e tutti diranno che sei morto. Che ti trasportino i tuoi allievi e nessun altro, affinché non scoprano che sei leggero, perché [i Birionim] sanno che un uomo vivo pesa meno di un uomo morto." Fece così: Rabbi Eliézer si piazzò da una parte per portarlo e Rabbi Yehoshua dall'altra parte. Quando giunsero alla porta [della città, i Birionim] vollero infilzarlo [per vedere se era morto per davvero]. [Abba Sikara] disse: "[I Romani] direbbero che abbiamo infilzato il nostro saggio!" Pensarono allora di scuoterlo, ma egli disse loro: "[I Romani] direbbero che abbiamo scosso il nostro saggio!" Gli aprirono la porta ed uscì.


Arrivato [all'accampamento romano], [Rabban Yochanan ben Zakkay] disse a Vespasiano: "Pace a te, o re! Pace a te, o re!" Gli rispose: "Sei doppiamente passibile della pena di morte: una volta, perché non sono un re, eppure mi hai chiamato re; e una seconda volta, perché se [come dici] sono un re, perché non sei venuto a trovarmi prima d'ora?" Gli rispose: "Riguardo al fatto che non sei un re, {Ghittin 56b} lo diventerai, perché se tu non fossi un re, Gerusalemme non sarebbe stata messa in mano tua, poiché è scritto (Isaia, 10, 34): 'Ed il Levanòn cadrà per mano di un potente', e quando si dice 'potente' si intende dire un re, come è scritto (Geremia 30, 21): 'E ci sarà uno più potente di lui...'; e quando si dice Levanòn si intende il Santo Tempio, come è scritto (Deut. 3, 25): 'Questo monte buono e il Levanòn'. E riguardo alla tua domanda, visto che sei un re, come mai io non sia venuto a trovarti prima d'ora, [il motivo è che] i Birionim che si trovano tra di noi non ci lasciano." [Vespasiano gli rispose]: "Se c'è un barile di miele, con un serpente avvinghiato ad esso, non si sarebbe disposti a rompere il barile per [uccidere] il serpente?" Tacque. Per lui Rav Yossèf disse il versetto seguente, e secondo un'altra versione lo disse Rabbi Akiva (Isaia 44, 25): "Fai regredire i saggi e rendi insensata la loro conoscenza", poiché avrebbe dovuto rispondere che bisognerebbe prendere una tenaglia, acchiappare il serpente, ucciderlo e lasciare stare il barile.


Nel frattempo, giunse un messaggero da Roma e gli disse: "Alzati, perché è morto l'imperatore ed i senatori di Roma ti hanno scelto come capo [al suo posto]." [Vespasiano] aveva messo una scarpa, voleva calzare [anche] la seconda, ma [il suo piede] non ci entrò. Volle togliere la prima, ma [il suo piede] non ne uscì. Si chiese: "Cosa sta succedendo?" Gli disse [Rabban Yochanan ben Zakkay]: "Non ti contrariare: hai ricevuto una buona notizia, come è scritto (Prov. 15, 30): 'Una buona notizia gonfia le ossa'. E cosa bisogna fare in questo caso? Fai venire una persona che ti sta antipatica, e che passi davanti a te, come è scritto (Prov. 17, 22): 'Uno spirito avvilito secca le ossa'." Fece così, e [il piede] entrò. Gli disse Vespasiano: E visto che siete così saggi, perché non siete venuti da me prima d'ora?" Gli rispose: "E non te l'ho già detto?" [Vespasiano] obiettò: "Anch'io ho già ribattuto [a quella tua risposta!]" E aggiunse: "Io me ne vado e manderò qui un altro [al mio posto]. Fammi una richiesta, e l'esaudirò." Gli disse: "Concedimi Yavne e i suoi saggi; e la dinastia di Rabban Gamliel [per salvare la discendenza del re David (Rashi)]; e dei medici per curare Rabbi Tzaddok. Per lui Rav Yossèf disse il versetto seguente, e secondo un'altra versione lo disse Rabbi Akiva (Isaia 44, 25): "Fai regredire i saggi e rendi insensata la loro conoscenza", poiché avrebbe dovuto chiedere di lasciare in pace Gerusalemme, per questa volta. E invece [Rabban Yochanan ben Zakkay] pensava che [Vespasiano] non avrebbe esaudito una così grossa richiesta, e non si sarebbe salvato neppure quel poco [che fu invece accordato].


Cosa fecero i medici che curarono Rabbi Tzaddok? Il primo giorno gli diedero da bere dell'acqua di crusca; l'indomani acqua di crusca più spessa con farina; il giorno dopo acqua e farina, finché il suo intestino si allargò un poco alla volta.


[Vespasiano] se ne andò e mandò Tito. Ed è scritto (Deut. 32, 37): "E disse: dove sono le loro divinità, le rocce in cui riponevano la loro fiducia?" Questo [versetto si applica] a Tito il malvagio, che insultò e blasfemò contro l'Altissimo. Cosa fece? Acchiappò una prostituta ed entrò nel Santo dei Santi, stese un rotolo della Torà e peccò con lei, prese una spada e infilzò la Parochet [ossia la cortina che nel secondo Tempio separava il Santo dal Santo dei Santi], avvenne un miracolo e da essa cominciò a schizzare sangue e [Tito] pensò di essersi ucciso (cioè di avere ucciso il Santo, benedetto Egli sia – il Talmud usa per rispetto verso D-o una espressione sostitutiva), come è scritto (Salmi 74, 4): "I Tuoi oppressori hanno ruggito nel Tuo Tempio, hanno interpretato le loro superstizioni come dei veri segni." Abba Chanan cita (Salmi, 89, 9): "Chi è come Te, D-o forte?", cioè: chi è forte e inflessibile come Te, che ascolti gli insulti e le blasfemie di quel malvagio e continui a tacere? Nella Yeshivà di Rabbì Yishmaèl interpretarono il versetto (Esodo 15, 11): "Chi è come Te tra i potenti, o Signore?" [aggiungendo una lettera]: "Chi è come Te tra i muti, o Signore?", [che ascolti gli insulti e non reagisci].


Cosa fece [Tito]? Prese la Parochet e ne fece un sacco, raccolse tutti gli strumenti del Tempio, li pose all'interno e li posò sulla nave per andare a vantarsi nella sua città, come è scritto (Ecclesiaste 8, 10): "Infatti, ho visto dei malvagi venire sepolti: essi venivano da un luogo santo e venivano dimenticati nella città in cui avevano agito." [Modificando una lettera] leggi "raccolti" al posto di "sepolti" e "per vantarsi" al posto di "venivano dimenticati". C'è [invece] chi legge [nel versetto] proprio la parola "sepolti", perché fu rivelato loro perfino ciò che era sepolto.


Venne una tempesta marina per affondarlo, ed egli disse: "Mi sembra che il D-o [degli Ebrei] sia forte solo sul mare: Venne Faraone e lo fece affondare nel mare; venne Sissera e lo fece affondare nel mare; ora vuole affondare nel mare anche me. Se veramente è così forte, che venga sulla terraferma a combattere contro di me!" Uscì una voce dal cielo che disse: "Malvagio figlio di malvagio, figlio del figlio di Esaù il malvagio! Nel mio mondo esiste una creatura leggera che si chiama Yatùsh (un insetto)." E perché l'ha chiamata una "creatura leggera"? Perché ha ingresso [di cibo] ma non ha uscita. "Vai sulla terraferma e combatti con lei!" Tito arrivò sulla terraferma, venne un Yatùsh, gli entrò nel naso e gli trivellò il cervello per sette anni. Un giorno passò davanti alla porta di un fabbro, lo Yatùsh sentì il suono del martello e si fermò. Tito pensò: "C'è un rimedio!" Tutti i giorni fece venire un fabbro per farlo martellare davanti a lui: se si trattava di [un fabbro] non ebreo, lo pagava quattro zuz, ma se [il fabbro] era ebreo, gli diceva: "Ti basti [la soddisfazione di] vedere [soffrire] il tuo nemico!". Usò questo rimedio per trenta giorni, dopodiché [lo Yatùsh] ci fece l'abitudine [e ricominciò a trivellare]. Dice una Beraita: disse Rabbi Pinchas ben Arova: "Io mi trovavo tra i grandi di Roma, e quando Tito morì gli aprirono il cervello e ci trovarono una rondine del peso di due séla'." Una Beraita dice: "Come un piccione di un anno, del peso di due litrin." Disse Abaye: "Sappiamo che la bocca [di quel piccione] era di rame e che le sue unghie erano di ferro." Quando [stava per] morire, Tito disse: "Che brucino quel tale (cioè lui stesso, Tito) e che le sue ceneri siano disperse nei sette mari, affinché il D-o degli Ebrei non lo trovi e non possa processarlo."


Onkelos bar Kalonimos era figlio della sorella di Tito. Volendo convertirsi, evocò [lo spirito] di Tito con una tecnica chiamata Ov (Levitico 20, 27 e Deut. 18, 11). Gli chiese: "Chi è importante, in quel mondo [in cui ti trovi]?" Gli rispose: "Gli Ebrei." [Onkelos gli chiese:] "E cosa pensi della conversione all'Ebraismo?" Tito gli rispose: "Le loro regole sono tante e non riuscirai a rispettarle. Va', perseguitali in quel mondo [in cui ti trovi] e sii un dominatore, come è scritto (Lament. 1, 5): "I suoi oppressori saranno in testa, ecc.", cioè tutti gli oppressori del popolo d'Israèl avranno il sopravvento. Onkelos gli chiese ancora: "Che punizione ha ricevuto quel tale (cioè Tito)?" [Tito] gli rispose: {Ghittin 57a} "Ciò che ha decretato lui stesso: ogni giorno le sue ceneri vengono raccolte, processate, bruciate e disperse nei sette mari."


[Onkelos] andò a evocare [lo spirito] di Bil'àm con un [altro] Ov, e gli chiese: "Chi è importante, in quel mondo [in cui ti trovi]?" Gli rispose: "Gli Ebrei." [Onkelos gli chiese:] "E cosa pensi della conversione all'Ebraismo?" Bil'àm gli rispose: "Non chiedere mai la loro pace e il loro bene per tutti i [tuoi] giorni." Onkelos gli chiese ancora: "Che punizione ha ricevuto quel tale (cioè Bil'àm)?" [Bil'àm] gli rispose: "[Sono immerso] in una coltre di liquido seminale bollente."


[Onkelos] andò a evocare [lo spirito] di quell'uomo con un [altro] Ov, e gli chiese: "Chi è importante, in quel mondo [in cui ti trovi]?" Gli rispose: "Gli Ebrei." [Onkelos gli chiese:] "E cosa pensi della conversione all'Ebraismo?" Quell'uomo gli rispose: "Chiedi il loro bene, non chiedere il loro male, chi se la prende con loro è come se toccasse la pupilla dei Suoi occhi." Onkelos gli chiese ancora: "Che punizione ha ricevuto quel tale (cioè lui stesso)?" [Quell'uomo] gli rispose: "[Sono immerso] in una coltre di escrementi bollenti." [Infatti,] disse il saggio (Talmud Bavli, trattato di Eruvin, 21b): "Chiunque derida le parole dei Maestri viene condannato [a essere immerso] negli escrementi bollenti."


Quanta differenza tra i peccatori ebrei e i profeti dei popoli del mondo! E la Beraita dice: disse Rabbi Elazàr: "Vedi quant'è grande la forza della vergogna! Perché [a causa di quell'umiliazione] il Santo, benedetto Egli sia, ha aiutato Bar Kamtza, ha distrutto la Sua casa ed ha bruciato il Suo palazzo!"


Testo originale del Talmud in Ebraico:
(da un rarissimo esemplare di Talmud del 1876, salvato dalla Shoà):
Ghittin 55b
Ghittin 56a
Ghittin 56b
Ghittin 57a


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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Talmud Bavli, trattato Ghittin, traduzione a cura di Ralph Anzarouth
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