Leggi della Maldicenza - Chafetz Chaim Glossario - R. Israel Meir Hacohen Kagan


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Traduzione di Ralph Anzarouth e Raphael Barki


Glossario


Per non modificare oltremisura il significato del testo originale, i traduttori hanno preferito lasciare in ebraico fonetico alcuni dei termini ebraici più comuni, o comunque quelli per i quali la corrispondente espressione in italiano sarebbe troppo imprecisa. Si è deciso comunque di fornire un accenno di traduzione in questo glossario, a beneficio del lettore avente poca dimestichezza con i testi della tradizione ebraica. Inoltre, egli potrà trovare di seguito anche qualche dettaglio su alcuni testi dei nostri Maestri che purtroppo non sono ancora abbastanza noti al grande pubblico. I termini inclusi in questo glossario sono contrassegnati nel testo con un asterisco *.


Amorà (pl. amoraìm): Saggio del Talmud.
Baal (pl. baalè) Tosafòt: Commentatore del Talmud dell’epoca successiva a Rashi (secoli XII – XIII dell’E.V.).
Bet din: Tribunale rabbinico, che per definizione giudica secondo i dettami della Torà.
Bet Hamidràsh: Casa di studi sacri, Yeshivà.
Benonì: Il termine benonì indica qui la persona a un livello intermedio tra colui che osserva scrupolosamente tutta la Torà e colui che non lo fa. In alcuni testi della letteratura rabbinica il benonì rappresenta un livello molto alto, al punto che alcuni dei nostri più grandi Maestri anelavano a raggiungerlo. Purtroppo, la maggior parte di noi si trova oggi a un livello di osservanza di gran lunga inferiore e non può considerarsi un benonì.
Gan Eden: Luogo spirituale in cui le anime ricevono una prima porzione della ricompensa che spetta loro per le mitzvòt compiute durante la loro vita terrena, in attesa del giorno del grande giudizio. Impropriamente tradotto con il termine “paradiso”.
Gaòn (pl. gheonìm): Saggio dell’epoca post-talmudica (secoli VI – XI dell’E.V.).
Ghehinòm: Luogo spirituale in cui le anime vengono ripulite dalle scorie della loro vita terrena. Impropriamente tradotto con il termine “inferno”.
Mekhilta: Commentario della Torà di epoca talmudica.
Midrash (pl. midrashìm): Letteralmente “ricerca”. Testo di epoca talmudica che non tratta di questioni giuridiche. In genere include allegorie, talvolta di ardua comprensione per i non esperti.
Mitzvà (pl. mitzvòt): Uno dei 613 precetti (248 precetti positivi e 365 precetti negativi) della Torà. I precetti negativi vengono spesso chiamati ‘divieti’.
Onkelos: Traduttore della Torà in aramaico. la sua traduzione è molto fedele al senso originale, ed è quindi riprodotta in numerose edizioni stampate della Torà. Il Talmud narra che Onkelos, convertitosi all’ebraismo, era membro della famiglia imperiale romana e nipote dell’imperatore Tito (Talmud Bavli, Ghittìn 56b).
Posèk (pl. poskìm): I nostri Maestri, quando prendono decisioni giuridiche sull’attuazione dei precetti della Torà.
Shulchan 'Arukh: Letteralmente, “tavola apparecchiata”. Si tratta della principale raccolta delle leggi che regolano il comportamento di ogni ebreo e di tutto il Popolo Ebraico secondo i dettami della Torà. Fu redatto da rav Yosèf Caro 450 anni fa.
Sifra: Commento al libro del Levitico, redatto dal Maestro Rav in epoca talmudica (secolo III dell’E.V.).
Sifri: Commento ai libri dei Numeri e del Deuteronomio, redatto dal Maestro Rav in epoca talmudica (secolo III dell’E.V.).
Talmìd Chakhàm (pl. talmidé chakhamìm): Letteralmente “allievo di un saggio”. Più precisamente, il termine indica un saggio che ha raggiunto un livello tale di erudizione e di conoscenza della Torà da rappresentare il modello della società ebraica tradizionale. È noto il passaggio del Talmud che attribuisce ai talmidè chakhamìm il merito di portare la pace nel mondo grazie alla loro opera di diffusione della Torà.
Tana (pl. tannaìm): Saggio della Mishnà.
Teshuvà: Ritorno dell’ebreo a D-o: ammissione delle trasgressioni commesse; pentimento e decisione di non commetterli più.
Tzedakà: Letteralmente giustizia. Usato prevalentemente nel senso di prestare aiuto ai bisognosi e al prossimo in generale, usando mezzi materiali e anche immateriali. Nelle sue varie gradazioni, è uno degli obblighi principali di ogni ebreo. I nostri Maestri insegnano che è uno dei perni su cui si basa il mondo. La traduzione ‘carità’ è spesso usata ma è palesemente inesatta.
Yeshurùn: Altro nome dato dalla Torà al popolo ebraico.
Yètzer: Uno dei due istinti di cui è dotato l’essere umano: lo yetzer hatòv (buono) e lo yetzer harà’ (cattivo). Spesso, quando si usa il termine yetzer da solo, si indica quest’ultimo, il cui compito è di provocare l’ebreo a peccare: i nostri Maestri insegnano che l’ebreo che resiste alla tentazione (ascoltando cioè lo yetzer tov) verrà premiato nel mondo futuro.

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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Leggi della Maldicenza, Hafetz Haim, Rabbi Israel Meir Kagan, Edizioni Morashà, traduzione e note a cura di Ralph Anzarouth e Raphael Barki
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