Giacobbe, Esaù, Lenticchie e Primogenitura Commento di Rabbi Menachem bar Shlomo Midrash "Sechel Tov"



BS"D


Traduzione di Ralph Anzarouth


29Giacobbe cucinò una vivanda ed Esaù tornò stanco dal campo;
30Ed Esaù disse a Giacobbe: "Suvvia, fammi ingoiare del rosso, questo rosso, perché sono esausto", perciò fu chiamato Edom (rosso);
31E Giacobbe disse: "Mi sia venduta come in quel giorno la tua primogenitura";
32E disse Esaù: "Ecco, sto per morire: a cosa mi serve la primogenitura?";
33E disse Giacobbe: "Giuramelo come in quel giorno" e giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe;
34E Giacobbe diede a Esaù del pane e un piatto di lenticchie: mangiò, bevve, si alzò e se ne andò: e [così] Esaù disdegnò la primogenitura.

[Genesi 25, 29-34]

Commento del Midrash "Sechel Tov":

29)
E Giacobbe cucinò una vivanda: poiché [la Torà] aveva terminato di enunciare la cronologia del mondo, non aveva più menzionato [Abramo]. Ma questo è il momento della sua morte1: Abramo morì quando [Giacobbe e Esaù] erano dei ragazzi di 15 anni; e Giacobbe, che usava compiere buone azioni, andò a consolare suo padre [cucinando] diverse pietanze.
E Giacobbe cucinò una vivanda: l'altro termine usato prova che si tratta di un piatto di lenticchie: la radice di questa parola è unicamente z-d, non ne ho trovata [altrove] nessuna simile a questa, quindi il contesto2 gli conferisce il significato di vivanda.
E Esaù tornò dal campo: perché aveva appena commesso un atto di unione illecita con una giovane già fidanzata [a un altro]; e ciò è alluso nel versetto (Deut. 22, 25) "E se l'uomo troverà nel campo una giovane già fidanzata".
Stanco: perché aveva [anche] ucciso delle persone, come dal versetto (Geremia 4, 31) "La mia anima è stanca degli assassini".


30)
E Esaù disse a Giacobbe: "Suvvia, fammi ingoiare": mi sembra che il significato principale della parola laat sia come dice Rav Chisda, cioè come si dà da mangiare a un bimbo o a un malato o a un'altra persona con la propria mano, nel senso di farlo mangiare [con la propria azione]. E non si trova nessuna espressione simile a questa, se non nelle parole dei nostri Maestri (Talmud Bavli, trattato Shabbat, 155b): "Che differenza c'è tra la Amraà e la Al'atà? Dice Rav Chisdà: la Amraà è fare ingoiare con uno strumento, mentre la Al'atà è fare ingoiare con la mano." La Amraà è quindi come ingozzare un toro per mezzo di un utensile. I saggi della Città Santa spiegarono che Esaù spalancò la sua bocca come un cammello, dicendo: "Io apro la mia bocca, e tu mi ingozzerai con la mano3." E i Maestri insegnano (Talmud Bavli, ibid.): "Non si ingozza il cammello, ma gli si fa ingoiare molto cibo affinché cammini per molti giorni senza mangiare".
Suvvia: espressione di richiesta.
Del rosso, questo rosso: [Esaù] usò due volte l'espressione perché vide che il cibo era ben cucinato, la zuppa era arrossata per via delle lenticchie rosse, perciò chiese sia le lenticchie che la zuppa4.
Perché sono esausto: affinché [Giacobbe] provasse pietà per lui.
Perciò: per via delle parole insensate [di Esaù], che aveva menzionato due volte il cibo, Giacobbe cominciò a chiamarlo Edom (rosso).

31)
E Giacobbe disse: "Mi sia venduta": [Giacobbe si espresse in] un linguaggio umile.
Come in quel giorno: cioè "come nel giorno in cui erediterai la tua primogenitura, vendimela fin da oggi". Poiché il Santo, benedetto Egli sia, aveva già promesso ad Abramo (Genesi 15, 18): "Darò questa terra alla tua discendenza ecc." ed Esaù avrebbe ricevuto una porzione doppia5.

32)
E disse Esaù: "ecco, sto per morire": quando vide che suo nonno, il giusto [Abramo] era deceduto, disse: se la giustizia ha colpito con severità [perfino] il nonno, significa che non c'è ricompensa né risurrezione dei morti. E io ora sono stanco, vicino alla morte. [Questo è il Midrash, ma] il significato semplice è che [Esaù] andava tutti i giorni nei campi a caccia di selvaggina e metteva la propria vita in pericolo, [quindi pensò]: come faccio a sapere che erediterò da mio padre? Si può invece essere sicuri che tu [Giacobbe], seduto serenamente nella casa di studi, vivrai ed erediterai.
A cosa mi serve la primogenitura? : "Che bisogno ho di credere che erediterò la parte che spetta al primogenito nella Terra [promessa]?"

33)
E disse Giacobbe: "giuramelo come in quel giorno": gli disse: "malgrado tu non ci creda, giurami che quel giorno in cui meriterai di ereditare non protesterai contro di me". E gli giurò che [giunto il momento] non pretenderà nessuna porzione di terra, nemmeno una singola parte6.
E vendette la primogenitura a Giacobbe: come pagamento del cibo e della bevanda. E infatti è scritto (Genesi 36, 6): "E partì verso una terra, a causa di suo fratello Giacobbe", poiché aveva prestato giuramento in suo favore riguardo a tutta la sua parte [di terra].

34)
E Giacobbe diede a Esaù: in pagamento della primogenitura.
Pane e un piatto di lenticchie: mangiò, bevve: a sazietà.
E se ne andò: senza fermarsi da suo padre per consolarlo.
Esaù disdegnò: il termine usato indica disprezzo, come in (Ester 3, 6): "Ma [Amman] trovava indegno" e anche (Cantico dei Cantici 8, 7): "Lo disprezzeranno certamente" e anche (Proverbi 6, 30): "Non si disprezza un ladro che ruba [per fame]". E portò con sé anche una banda di approfittatori cui disse: "mangiamo, beviamo, deridiamolo e in cambio io gli darò una cosa senza valore che non mi appartiene nemmeno e che non sarà mai in mio possesso".


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Note del traduttore:
[1] Si vedano il Midrash Bereshit Rabba corrispondente e il Talmud Bavli (trattato Baba Metzia 16b). I Maestri insegnano che questa discussione si svolse in occasione del lutto per la morte di Abramo, padre di Isacco, padre di Giacobbe e Esaù.
[2] Nel versetto 34 questa parola ("Nezid") è accompagnata dalla parola "pane" e l'autore ne deduce che si tratta di un companatico.
[3] Esaù aveva notoriamente maniere da selvaggio, ma qui sta battendo tutti i record...
[4] E perciò chiese due volte il rosso, per ricevere le lenticchie e la zuppa.
[5] Come prescritto dalla Torà per i primogeniti.
[6] Cui hanno diritto gli altri fratelli, dal secondo in poi.


Il Midrash Sechel Tov fu scritto in Italia da Rabbi Menachem ben Shlomo oltre otto secoli fa (secondo il Rav Chidà nel 4890). Ne rimasero solo due rarissimi manoscritti (purtroppo abbiamo solo la Genesi e l'Esodo), dai quali Shlomo Baber trasse l'edizione stampata che consultiamo oggi e che include anche la cronaca della sua sofferta pubblicazione. Il commento originale al testo di questo famoso episodio della Genesi (parashà di Toledot) si trova in fondo a questa pagina, con il seguito in cima a questa pagina, dal solito straordinario sito Hebrewbooks.org

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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Midrash Sechel Tov, Rabbi Menachem ben Shlomo, traduzione e note a cura di Ralph Anzarouth
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