Il Sentiero dei Giusti - Mesilat Yesharim Ramchal: Rabbi Moshe Chaim Luzzatto Capitolo 7: Le Fasi dello Zelo



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Traduzione di Ralph Anzarouth


Nello zelo si distinguono due fasi: prima di cominciare l'azione e dopo averla cominciata. Prima di cominciare l'azione, l'uomo deve fare attenzione a non lasciarsi sfuggire la Mitzvà; anzi, quando arriva il suo momento, o quando se ne presenta l'occasione, o quando gliene viene in mente l'idea, che si affretti ad agire per afferrarla e compierla, senza perdere tempo. Poiché nessun pericolo è grave quanto questo, perché in ogni momento può sorgere un ostacolo per impedire la buona azione.


Discutendo del regno di Salomone, i Maestri ci misero in guardia su quanto ciò sia vero: infatti, disse [il re] David a Benayahu (Primo Libro dei Re 1, 33-36)1: "Lo porterete giù al Ghichon". E Benayahu rispose: "Così sia, che lo voglia Id-io". Dissero i Maestri di benedetta memoria (Midrash Bereshit Raba 76, 2): "Rabbi Pinchas [disse] a nome di Rabbi Chanan di Tzippori: ma non era già stato detto (Primo Libro delle Cronache 22, 9): 'Avrai un figlio e sarà un uomo di pace'? La risposta è che molti accusatori sorgeranno prima ancora di arrivare al Ghichon2."


Perciò i Maestri di benedetta memoria avvertirono (Mekhilta Shemot 12, 7): "[Il versetto] 'E sorveglierete le Matzot' insegna che se hai l'occasione di compiere una Mitzvà, non devi fartela sfuggire3!" E dissero (Talmud Bavli, trattato Nazir 23b): "L'uomo che compie una Mitzvà deve sempre farlo il più presto possibile, perché la primogenita ha preceduto la più giovane4 ecc.". E dissero (Talmud Bavli, trattato Pesachim 4a): "I zelanti [compiono] le Mitzvot al più presto". E dissero anche (Talmud Bavli, trattato Shabbat 6b): "L'uomo deve sempre affrettarsi per compiere una Mitzvà, e questo perfino durante lo Shabbat5." E nel Midrash dissero (Vaykra Rabba 11, 9): "[Il versetto] (Salmi 48, 15) 'Egli ci dirigerà [dandoci] vitalità', si riferisce alla vivacità di quelle giovani6, di cui è scritto (Salmi 68, 26): 'In mezzo a fanciulle che suonano il tamburo'." Poiché lo zelo è una virtù eccelsa, che la natura dell'uomo gli impedisce di ottenere subito; ma chi si fa forza e l'afferra al massimo delle proprie capacità, meriterà nel [mondo] futuro di ottenerlo veramente, poiché il Creatore benedetto glielo elargirà come ricompensa per tutti gli sforzi che ha fatto per rincorrerlo, all'epoca del suo servizio di D-o7.


Invece lo zelo nella fase successiva all'inizio dell'azione si riferisce al caso in cui l’uomo ha già colto l'occasione di compiere una Mitzvà e vorrà affrettarsi a completarla: non per rendersi [la vita] più facile, come qualcuno che desiderasse alleggerirsi di un peso, bensì per timore di non riuscire a portarla a termine. E su questo i Maestri moltiplicarono le messe in guardia, dicendo (Bereshit Raba 85, 3): "Chiunque cominci una Mitzvà e non la termina seppellisce moglie e figli". E dissero (ibid.): "Il merito di una Mitzvà viene attribuito solamente a colui la completa". E disse il re Salomone, la pace sia su di lui (Proverbi 22, 29): "Hai visto un uomo rapido nella sua opera? Egli potrà presentarsi davanti ai re anziché davanti a loschi figuri". E i Maestri di benedetta memoria (Talmud Bavli, trattato Sanhedrin, 104b) attribuirono questa lode proprio a lui [Salomone], per essersi affrettato nella costruzione del [Santo] Tempio, anziché poltrire ritardandone il compimento. E spiegarono [questo versetto] anche in riferimento a Mosè, la pace sia su di lui, per essersi affrettato nella costruzione del Tabernacolo.


E noterai anche che tutti gli atti dei giusti sono caratterizzati dalla rapidità. Di Abramo è scritto (Genesi 18, 6): "E Abramo corse alla tenda verso Sarah e le disse: ‘Affretta’ ecc."; (ibid. 18, 7): "E lo diede al ragazzo e corse".


Di Rebecca è scritto (Genesi 24, 20): "E si affrettò e vuotò la sua anfora ecc.". E dissero anche nel Midrash (Bamidbar Rabba 10, 5): "[Il versetto di] (Giudici 13, 10) 'E la donna8 si affrettò' insegna che tutti gli atti dei giusti sono caratterizzati dalla rapidità". Difatti, quando sono in procinto di compiere una Mitzvà, essi non lasciano passare nemmeno un attimo, né quando la cominciano né quando stanno per completarla. E vedrai che colui il cui spirito arde dal [desiderio] di servire il proprio Creatore di certo non indugia prima di compiere le Sue Mitzvot; anzi, si muove come il fuoco, poiché non si posa e non si calma finché tutto non è completato.


Difatti, osserva anche che così come lo zelo è generato dal fervore interno, allo stesso modo il fervore deriva dallo zelo. Cioè, chi si rende conto di essersi mosso con celerità nel compiere la Mitzvà desta in eguale misura in sé il proprio ardore interno e in questo modo il desiderio e l’entusiasmo si accentueranno in lui9. Ma se invece ci si muove pesantemente, anche il proprio impeto spirituale soffoca e si spegne. E questo è confermato dall'esperienza.


Infatti già sai che il fattore più gradito nel servizio del Creatore, sia benedetto il Suo nome, è la volontà del cuore e il desiderio dell'animo. E di questo parlava il re Davide, compiacendosi della virtù [che gli fu concessa] (Salmi 42, 2-): "Come un capriolo cerca i corsi d'acqua, così la mia anima aspira a Te, o Signore; la mia anima ha sete del Signore, D-o vivente"; (Salmi 84, 3): "La mia anima anelava e si struggeva per le corti del Signore"; (Salmi 63, 2): "La mia anima ha sete di Te, la mia carne vuole Te".


A chi non è animato come dovrebbe da questo ardente desiderio è vivamente consigliato di forzare la propria volontà al fine di far sorgere in lui il desiderio istintivo, poiché l’impeto rivolto all’esterno risveglia la propria [indole] interna; e si dominano sicuramente le proprie facoltà esteriori più facilmente di quelle interiori. Ma chi fa uso di ciò che è nelle sue capacità dominerà in seguito anche quelle facoltà che per ora sfuggono al suo controllo, grazie alla felicità interiore, alla volontà e al desiderio che si faranno strada in lui, suscitati dall'entusiasmo dell’atto fisico [della Mitzvà], che egli opera di sua propria volontà. Ed è questo che disse il profeta (Osea 6, 3): "Cercheremo la conoscenza per conoscere D-o" ed è scritto (Osea 11, 10): "Seguiranno l'Eterno, quando ruggirà come un leone".

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Note del Traduttore:
[1] Per chi non conoscesse questo episodio. Alla fine del suo regno il re David fu convinto da sua moglie Batsheva (Betsabea) a ufficializzare il diritto di successione al trono del loro figlio Salomone, prima che altri pretendenti combinino nuovi guai (vedi il Libro di Samuele). David ordinò quindi a Benayahu di condurre Salomone alla fonte del Ghichon affinché sia unto re dal Sommo Sacerdote Tzaddok e dal profeta Natan.
[2] Quindi, nonostante la profezia in cui D-o annunciò a David che suo figlio Salomone avrebbe regnato felicemente dopo di lui e nonostante la Sua promessa di aiutarlo, malgrado ciò David si affrettò a realizzarla; da cui la solo apparente contraddizione e la risposta dei Maestri.
[3] Noto gioco di parole tra Matzot e Mitzvot, che in Lingua Santa si scrivono allo stesso modo. Quindi il versetto chiede di sorvegliare le Matzot di Pessach per assicurarsi che siano conformi alle regole; e il Midrash, che è una lettura meno letterale e più allegorica del testo biblico, chiede di sorvegliare le Mitzvot, cioè di coglierle al volo e non lasciarsi scappare nessuna occasione di compierle. Il gioco di parole in questo caso è doppio, perché il termine che descrive un cibo vietato durante Pessach (Chametz) è lo stesso che si usa per indicare la perdita di una Mitzvà.
[4] La Genesi narra che le due figlie di Lot dovettero fare una cosa assai strana, seppur a fin di bene: la prima si affrettò a farlo un giorno prima dell'altra e questo suo zelo fece sì che i suoi discendenti furono accolti nel popolo ebraico quattro generazioni prima dei discendenti della sorella minore. Infatti Roboamo era figlio di Salomone e di Naamà (ammonita convertita al Giudaismo). Salomone era figlio di Davide, figlio di Ishay, figlio di Oved, figlio di Ruth (moabita convertita al Giudaismo). Quindi i Moabiti, discendenti della primogenita, precedettero di quattro generazioni gli Ammoniti, discendenti della secondogenita. In questo modo i Maestri ci hanno mostrato un esempio di una Mitzvà compiuta con zelo, i cui frutti furono colti diversi secoli più tardi dai discendenti di chi l'aveva compiuta.
[5] Quando altrimenti non sarebbe permesso correre.
[6] Ci sono diverse interpretazioni del versetto (e questa non è la più corrente né la più letterale), per via del gioco di parole quasi contraddittorio tra Al-mut (fino alla morte) e Almut (gioventù, vivacità).
[7] Cioè durante la sua vita terrena che è, come è noto, il tempo dell'azione. Si veda nel nostro sito il Maamar Haikarim capitolo 4, dello stesso autore.
[8] Si tratta della madre di Shimshon (Sansone).
[9] Un po' come suggerisce il Sefer Hachinukh, che il modo in cui ci conduciamo con l’ambiente esterno influenza la nostra personalità: sforzandoci a comportarci meglio, forgiamo il nostro carattere e diventiamo persone migliori.

Testo originale in Ebraico

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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Messilat Yesharim, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, traduzione e note di Ralph Anzarouth
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