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Traduzione di Ralph Anzarouth
Tipi di astinenza
Vi sono tre categorie principali di astinenza: l'astinenza dai piaceri, l'astinenza nelle leggi e l'astinenza nelle abitudini.
L'astinenza dai piaceri è ciò che abbiamo discusso nel capitolo precedente, cioè limitarsi a utilizzare tra le cose di questo mondo solo quelle necessarie. Questa definizione include da una parte tutto ciò che è indispensabile; e dall'altra include anche tutto ciò che procura piacere a uno dei sensi, come i cibi, i rapporti coniugali, i vestiti, le passeggiate, ascoltare buone parole e tutto questo genere di cose, ma limitatamente ai giorni in cui vige l'obbligo di farsi piacere1.
L'astinenza nelle leggi implica scegliere sempre il modo più esigente di compiere le Mitzvot, dando importanza anche alle opinioni di un singolo rabbino che non è d'accordo con la maggioranza2, se la sua motivazione è sensata e malgrado la Halachà non segua il suo parere; questo, a condizione che la sua opinione sia più restrittiva senza comportare aspetti più permissivi. [L'astinenza nelle leggi implica] anche trattare i casi dubbi secondo l'interpretazione più severa, perfino laddove sarebbe permesso scegliere la via più facile. E infatti i nostri Maestri di benedetta memoria ci hanno già spiegato l'affermazione del [profeta] Ezechiele (Ezechiele 4, 14): "Ecco, il mio spirito non si è contaminato, fin dalla mia giovinezza non ho mai mangiato carni vietate3 e mai carne di Pigul4 è entrata nella mia bocca" e l'hanno spiegato così (Talmud Bavli, trattato Chulin 37b): "Non ho mai mangiato carne che non sia stata esplicitamente permessa da un esperto e non ho mangiato carne macellata in gran fretta". E in effetti tutto ciò sarebbe certamente permesso secondo le regole, ma [il profeta Ezechiele] scelse per sé le modalità di applicazione più intransigenti.
E ho già ricordato in precedenza che coloro che praticano l'astinenza, i quali devono allontanarsi da ciò che è male, da ciò che gli assomiglia e da ciò che assomiglia a ciò che gli assomiglia, non devono prendere come punto di riferimento ciò che è permesso a tutti gli Ebrei.
E disse anche Mar Ukva (Talmud Bavli, trattato Chulin, 105a): "Rispetto a mio padre, io sono come l'aceto rispetto al vino: infatti mentre mio padre, se mangia carne adesso, non mangerà formaggio fino a domani alla stessa ora, io invece non ne mangerò in questo pasto, ma ne mangerò in quello successivo5." Ed è ovvio che la Halachà normativa non è conforme alla pratica di suo padre, perché se così fosse Mar Ukva non se ne sarebbe scostato. Piuttosto, suo padre era più esigente riguardo all'astinenza ed è per questo che Mar Ukva si definiva come "aceto figlio del vino", perché il suo livello di astinenza era inferiore a quello di suo padre.
L'astinenza nelle abitudini consiste nall'isolarsi e nel separarsi dalla società per dedicarsi al servizio di D-o e a riflettere su come servirlo correttamente; a condizione di non eccedere nell'estremo opposto, poiché già dissero i nostri Maestri di benedetta memoria (Talmud Bavli, trattato Ketuvot, 17a): "La mente dell'uomo deve sempre essere associata alle altre persone6." E inoltre, riguardo al versetto (Geremia 50, 36) "Guerra agli impostori! E perderanno il senno" [i Maestri] dissero anche (Talmud Bavli, trattato Makkot 10a): "Guerra ai nemici dei Saggi che si isolano solitari7 per studiare la Torà." Invece, l'uomo deve associarsi con le migliori persone durante il tempo necessario al proprio studio e al proprio sostentamento; e in seguito isolarsi per unirsi al Signore e acquisire le vie della rettitudine e del vero servizio divino. E ciò significa anche parlare poco, evitare le chiacchiere inutili, astenersi dal guardare al di là del proprio spazio8 e tutte le cose di questo tipo, alle quali l'uomo si abitua fino a che diventano per lui un comportamento naturale.
Ed è ora evidente che questi tre tipi [di astinenza], benché esposti qui in regole generali, includono molte delle attività umane. E ho già detto che i dettagli possono essere affidati unicamente al giudizio personale, con il quale si dedurrà la loro corretta applicazione valutandoli secondo la regola esatta nella sua vera accezione.
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Note del traduttore:
[1] Il santo giorno dello Shabbat e gli altri giorni di festività sono giorni di delizia. Se ci si allieta non per il proprio piacere bensì in onore di Hashem e in onore dello Shabbat e della festa, non si incorre nel peccato (Rav Eliahu Rot).
[2] La maggioranza dei rabbini Poskim è quella che decide, ma se l'opinione di un singolo è più restrittiva, è bene tenerne conto. L'ebreo timoroso di D-o vuole spesso compiere le Mitzvot rispettando anche i pareri più stringenti.
[3] Il testo cita la Nevelà, bestia morta senza avere subìto la macellazione rituale; e la Trefà, bestia nella quale è stato individuato un difetto mortale durante o dopo la macellazione. Ambedue questi tipi di carne sono vietati agli Ebrei.
[4] Il Talmud spiega che in questo versetto del profeta Ezechiele il termine Pigul indica carne macellata che ha dovuto subire una verifica rabbinica per via di un dubbio sorto al suo riguardo (si veda anche Rashi sul versetto); chi si comporta secondo i dettami dell'astinenza evita anche la carne che ha causato un dubbio, perfino qualora essa venisse in seguito giudicata propria al consumo.
[5] Abbiamo tradotto questa affermazione di Mar Ukva seguendo l'opinione di Tossefot.
[6] Sembra che il Ramchal si riferisca qui al significato letterale di questo passaggio del Talmud (riportato anche nel trattato Derech Eretz). Ci sembra però che i commentatori lo interpretino piuttosto come un invito generale a essere gradevoli con il prossimo.
[7] Il Talmud discute qui l'intraducibile omofonia dei termini "impostore" e "solitario". Ci basti capire che i Maestri deplorano il fatto che alcuni studino la Torà da soli invece di studiare con gli altri.
[8] Il testo originale menziona lo spazio personale di ciascuno, fissato tradizionalmente a quattro cubiti, circa due metri (si veda il Talmud Bavli, trattato Baba Metzia 10a).
Testo originale in Ebraico del cap. 14 del Messilat Yesharim
Testo completo del Mesilat Yesharim in formato PDF
Testo completo del Mesilat Yesharim in formato DOC
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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Messilat Yesharim, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, traduzione e note di Ralph Anzarouth.È richiesto di aggiungere anche un link verso:
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