Il Sentiero dei Giusti (Mesilat Yesharim) Ramchal: Rabbi Moshe Chaim Luzzatto - Capitolo 15: Acquisire l'Astinenza



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Traduzione di Ralph Anzarouth


Come conseguire l'astinenza


Il miglior modo per l'uomo di conseguire l'astinenza è quello di osservare i difetti dei piaceri di questo mondo: la loro mancanza di consistenza reale e i grandi guai che essi hanno tendenza ad arrecare. Poiché ciò che provoca l'attrazione naturale verso quei piaceri, al punto che ci vogliono tanta forza e numerosi stratagemmi per riuscire a staccarsene, è la tentazione degli occhi, i quali si lasciano tentare dall' aspetto di ciò che a priori appare buono e gradevole, la stessa tentazione che ha provocato il primo peccato commesso, come testimonia la Torà (Genesi 3, 6): "E la donna1 vide che l'albero era buono da mangiare2 e bello da vedere [...] e prese uno dei frutti e mangiò". Ma quando l'uomo capisce che quel bene è del tutto ingannevole, immaginario e privo di qualsiasi validità permanente, mentre invece il male che esso racchiude è reale o comunque veramente prossimo a manifestarsi, certamente egli ne prova disgusto e non lo vuole assolutamente più. Perciò, questa è la lezione che l'uomo deve inculcare nella sua mente: rendersi conto della vanità e della fallacia di quei piaceri fino a provare per loro una repulsione spontanea e respingerli senza nessun rammarico.


Per esempio, il piacere della gola è quello più sentito e percepito, eppure c'è forse qualcosa di più effimero e passeggero? Poiché la dimensione di questo piacere è solamente quella della propria capacità di ingestione: appena [il boccone] è deglutito e penetra negli intestini, se ne perde il ricordo, dimenticandolo come se non fosse mai esistito. E l'uomo che mangiasse a sazietà sarebbe ugualmente sazio mangiando cigni ingrassati o pane di farina inferiore. E a maggior ragione, se pensa alle numerose malattie che il cibo può procurargli, o quantomeno alla pesantezza che prova dopo il pasto e ai vapori che offuscano la sua mente, certamente per tutti questi motivi egli non può desiderare questa cosa, perché il piacere che prova è fittizio, mentre invece il danno è concreto.


Allo stesso modo, se rifletterà anche agli altri piaceri del mondo scoprirà che perfino il vantaggio immaginario che essi procurano dura poco, mentre il danno che possono causare è grave e duraturo, cosicché non conviene a nessuna persona dotata di raziocinio incorrere in quei gravi pericoli per ottenere in cambio un beneficio minimo. E questo è ovvio.


E quando si abituerà a osservare costantemente questa verità, poco a poco si libererà dalla prigione dell'ignoranza in cui è stato rinchiuso dall'oscurità materiale: non si lascerà più tentare da quei piaceri fallaci e anzi ne proverà disgusto e avrà piena coscienza di dover cogliere in questo mondo solo ciò che è indispensabile, come esposto in precedenza. E così come lo studio di questa materia procura la virtù dell'astinenza, allo stesso modo l'ignoranza e la frequentazione costante di persone potenti e altolocate, che rincorrono gli onori e si prodigano in futilità, ne causano la perdita; perché la vista di quegli onori e di quel successo non può non suscitare la tentazione di desiderarli per sé. E perfino se non si permette al proprio istinto di prendere il sopravvento, in ogni caso non si sfugge a questo conflitto e già questo è un pericolo. E il re Salomone si espresse in modo simile (Kohelet 7, 2): "È meglio recarsi alla casa del lutto piuttosto che alla casa del banchetto3."


Ma di tutti [i metodi per acquisire l'astinenza] la solitudine è il più prezioso, perché sottraendo alla propria vista le questioni mondane si evita al proprio cuore la tentazione di desiderarle. E il re David già tessé l'elogio della solitudine, dicendo (Salmi 55, 7): "Se avessi le ali come un uccello [...], volerei lontano, cercherei rifugio nel deserto". E sappiamo che i profeti Eliahu e Elisha privilegiavano la permanenza sui monti per potersi isolare4. E i primi saggi e devoti di benedetta memoria seguirono le loro orme, perché consideravano che questo fosse il miglior modo di acquisire la perfezione nell'astinenza e di impedire alle futilità degli altri di compromettere anche loro.


E ciò a cui bisogna fare attenzione quando si rincorre l'astinenza è di non pretendere di raggiungere con un unico balzo il livello più elevato, perché ovviamente non ci si riesce. Invece, bisogna incrementare la propria astinenza un po' per volta: oggi se ne acquisisce un po', domani se ne aggiungerà ancora un po' di più, finché ci si abitua completamente all'astinenza, poiché essa diventa proprio come un istinto naturale.


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Note del traduttore:
[1] Si tratta di Eva, la prima donna dell'umanità. Per una visione più approfondita dell'episodio, si veda il commento di Rabbi Shmuel di Sochotchov.
[2] Si tratta dei frutti di quell'albero, ovviamente.
[3] Perché andando in un luogo di bagordi si è tentati dai piaceri effimeri e illusori: invece in una casa di lutto si riflette al senso della vita e ai suoi veri valori.
[4] Si veda per esempio il Primo Libro dei Re 19, 8.

Testo originale in Ebraico del cap. 15 del Messilat Yesharim

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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Messilat Yesharim, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, traduzione e note di Ralph Anzarouth.
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