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Un altro testo di ebraismo tradotto in italiano da Ralph Anzarouth per i lettori di ‘Maestri della Torà’
Soffrire per guarire
A ognuno è capitato talvolta di provare un profondo dolore dentro di sé, ma bisogna capire che ciascuna di queste zone di oscurità che abbiamo dentro di noi si manifesta alla nostra coscienza quando si trova all'interno del nostro campo di guarigione1. Questi processi interni sono di varia natura: una volta può trattarsi di una difficoltà con i figli, un'altra volta con la moglie o con altre persone, oppure può essere un problema personale che uno ha con sé stesso.
È evidente a tutti che [questi elementi] di oscurità variano con il tempo: i tormenti che un tempo ci angosciavano e per i quali piangevamo davanti a Hashem - oggi non ci assillano più con la stessa intensità, perché le nostre preghiere e la nostra reazione a quei problemi hanno portato al loro rimedio e alla loro soluzione.
E se adesso siamo tormentati da una nuova angoscia, questo è il segno che la soluzione è vicina, a patto di occuparsene adeguatamente e di fare ciò che si deve, secondo le regole che ci ha insegnato il nostro santo Maestro2. La Provvidenza non ci avrebbe fatto scorgere e percepire questo problema se non fossimo in grado di risolverlo.
Un giorno ho capito che così come Hashem non ci mostra i vari batteri, microbi e virus che riempiono l'aria che respiriamo, perché in ogni caso non possiamo difenderci da loro e quindi non c'è bisogno di distinguerli, ciò che ci terrorizzerebbe - allo stesso modo Egli non ci fa percepire, fra tutti i nostri malanni spirituali, quelli che non siamo in grado di curare e guarire. Che interesse potrebbe esserci nel vederli, cosa che ci riempirebbe di terrore oppure ci precipiterebbe nella disperazione?
Se proviamo una mancanza, una privazione, un dolore o un'imperfezione, questo è un sintomo e un segnale che sta per succedere qualcosa di positivo. Questo problema che si rivela ai nostri occhi e che provoca in noi una pena così terribile è destinato a risolversi ben presto. Se in questo momento soffri a causa dei tuoi problemi e vuoi veramente risolverli, sappi che quel muro che ti ha bloccato fino a oggi sta per cadere e che un nuovo varco sta per aprirsi. Stanne certo!
E se vuoi sapere perché [le cose funzionano] proprio in questo modo e perché la via verso la guarigione passi proprio attraverso questi abissi3 di dolore, le risposte sono numerose e tutte si allacciano più o meno al concetto profondo del "vantaggio della luce dall'oscurità", cioè il primato della luce è proprio quando spunta dall'oscurità4. Per concludere semplicemente, questa è la volontà di Hashem. Hashem vuole che viviamo in questo modo, soffriamo in questo modo, ci lamentiamo in questo modo e guariamo in questo modo.
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Note del traduttore:
[1] Cioè nel nostro campo d'azione, nel quale possiamo intervenire e "guarire" il problema in questione.
[2] Si tratta ovviamente di Rabbi Nachman di Breslev.
[3] Letteralmente "cisterne"; ma in italiano non rende l'idea.
[4] Concetto che elabora il versetto di Kohelet 2, 13.
Rav Erez Moshé Doron è un rabbino contemporaneo. Il suo pensiero è ispirato agli insegnamenti di Rabbi Nachman di Breslev. Questo bellissimo brano sulla necessità di passare attraverso la sofferenza e il dolore per giungere alla guarigione e alla soluzione dei problemi è tratto dal libro "Halev Vehamaayan" ("Il cuore e la sorgente"). Rav Erez Moshé Doron dirige l'organizzazione Lev Hadvarim e ci ha calorosamente autorizzati a tradurre e a pubblicare questo passaggio in italiano per i lettori di Maestri della Torà.
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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Halev Vehamaayan di Rav Erez Moshe Doron, traduzione di Ralph AnzarouthSi richiede di aggiungere anche un link verso:
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