Divieto di Salire sul Monte del Tempio di Gerusalemme - di Rabbi Yosef Yedid Levi tratto da “Yemé Yosef Batra”



Un altro testo ebraico tradotto in italiano da Ralph Anzarouth per i lettori di ‘Maestri della Torà’

BS"D



[In questo articolo] voglio far sapere che bisogna astenersi dalla trasgressione, in onore del nostro glorioso Santuario1 e in onore della Presenza dell’Onnipotente, che si trova in esso2.


Perché ho [letto il testo] di un tale che ha deciso di rivoltare la frittata e di piegare ciò che è dritto: ha preso su di sé tutto il peso della questione, prescrivendo insegnamenti secondo la sua opinione personale e il suo pensiero non conformi alla Torà, permettendo l'ingresso nel Santo Tempio in quest’epoca3, in opposizione alla chiara legge dell'Halachà, sulla quale tutti i Poskim si trovano d'accordo.


E questo insegnamento con questa autorizzazione è ripugnante per tutti coloro che sono rispettosi della Torà, timorosi della parola di D-o e che hanno timore del cielo e del formidabile Santuario, il luogo dell'altare dell'espiazione.


E non mi dilungherò su tutto ciò che ha detto in lungo e in largo senza alcuna necessità, senza nessun timore, senza paura di permettere una cosa di importanza capitale come questa, la cui trasgressione comporta una punizione di Karet4. Mi soffermerò soltanto su una o due delle ipotesi che formano le fondamenta del suo ragionamento e automaticamente tutto l'edificio che ha costruito su quelle basi crollerà; il lettore potrà così capire l'errore commesso da questa persona nel permettere la trasgressione di un divieto così grave.


Infatti, il principio di base del divieto di entrare nel Santo Tempio ai nostri giorni deriva dalle parole di Rav Moshe [ben Maimon] di benedetta memoria5, nel quarto capitolo delle Leggi del Santuario. Egli ha esaminato le parole del Talmud che permetterebbero di celebrare offerte nel nostro tempo, malgrado l'assenza di una costruzione; questo, perché la prima santificazione [del Monte del Tempio] lo ha santificato per sempre, poiché questa santità dipende dalla Presenza Divina, ed essa non si è interrotta, si veda colà. E poiché il luogo del Santo Tempio è tuttora santo come agli inizi; e se fosse possibile costruirvi un altare si potrebbero ancora celebrare offerte e non sarebbe come offrire sacrifici in un luogo profano, su un altare non consacrato; e poiché chi offrisse oggigiorno un sacrificio fuori dal santuario sarebbe tuttora passibile di Karet, per via del divieto di offrire sacrifici all'esterno [del Tempio], dato che secondo Rav Moshé di benedetta memoria si potrebbe ancora oggi recarsi all'Ohel Moed6; per questi motivi, il luogo del Santuario è ancora assolutamente santo come quando il Santo Tempio era in piedi, e ne consegue ovviamente che secondo Rav Moshé di benedetta memoria chi entra oggi nel luogo del Santuario è passibile di Karet, perché siamo tutti impuri dell'impurità dei morti7 e non abbiamo la cenere della vacca [rossa] per purificarci. Queste cose sono evidenti nel proposito di Rav Moshé di benedetta memoria ed è così che le hanno capite tutti i Poskim.


Segue una lunga discussione sui vari Poskim, tutti concordi con il parere di Rambam. Purtroppo, questo testo è quanto mai d'attualità. Non solo perché il Tempio non è ancora stato ricostruito, ma anche perché vi sono tuttora persone che per motivi evidentemente politici oppongono ragionamenti senza nessuna base Halachica per promuovere l'ingresso di Ebrei sul Monte del Tempio. Purtroppo essi non si limitano alla teoria e mettono pure in pratica il loro errore. È nostro dovere mettere in guardia quegli Ebrei che non avessero studiato questa regola: è tassativamente vietato salire sul Monte del Tempio fino alla venuta del nostro giusto Messia, che costruirà il Terzo Tempio e ci dirà come purificarci dalle nostre impurità per poterci finalmente riunire alla Presenza Divina nel santo luogo che il Signore ha scelto come Sua residenza.
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Note del Traduttore:
[1] Il Santo Tempio di Gerusalemme, distrutto da ormai 1939 anni e per la cui ricostruzione preghiamo tutti i giorni, per il bene degli Ebrei e dell’umanità intera, come disse il profeta (Isaia 56, 7): “Poiché la Mia casa verrà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli”.
[2] Il Signore benedetto ha promesso al popolo ebraico la Sua presenza nel Santo Tempio.
[3] Cioè quando non è costruito e non conosce alcuna attività di quelle previste dall’Ebraismo e dalla Torà.
[4] Il Karet è una morte prematura, si veda il Talmud Bavli, trattato di Kritut. Questa è la punizione contemplata dalle Sacre Scritture per chi entra volontariamente nel perimetro del Monte del Tempio sapendo di essere in stato di impurità e sapendo che questa è la pena che lo aspetta.
[5] Rambam, cioè Maimonide. Il testo citato fa parte del Mishné Torà, la sua opera principale, compendio delle regole della Halachà.
[6] La Tenda del Ritrovo, luogo centrale del Tabernacolo (a partire dalla sua costruzione nel deserto del Sinai) e del Santo Tempio (a partire dalla sua costruzione a Gerusalemme, sul Monte del Tempio).
[7] Esistono vari gradi di impurità dei morti, a seconda di come e da chi essa viene contratta. Non è necessario un contatto diretto e anche il livello inferiore è sufficiente per vietare l'ingresso nel Monte del Tempio. Oggi siamo tutti considerati impuri di questa impurità. Non avendo più gli strumenti di purificazione che esistevano all'epoca del Santo Tempio [le ceneri della vacca rossa], non abbiamo oggi nessun modo di purificarci da questo stato di impurità.

Rabbi Yosef Yedid Halevy nacque ad Aram Tzova (Aleppo) in Siria quasi 150 anni fa. Fu una delle più rispettate autorità rabbiniche della comunità ‘Halabi. Dopo un passaggio a Zefat, fu rabbino e Dayan (giudice del Tribunale Rabbinico) a Gerusalemme. Il testo tradotto qui sopra è il commento alla sezione Yoré Deà dello Shulchan Aruch, paragrafo 19; l’originale in ebraico si trova nel libro di Halachot Yeme Yossef Batra, a partire dalla seconda metà di pagina 191 (collegamento PDF gentilmente fornito dal caro sito Hebrewbooks.org). Questo articolo che ricorda il divieto dell’ingresso sul Monte del Tempio di Gerusalemme è intitolato “In onore del Libano” perché, come già sa chi ha letto il testo sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme, il Santo Tempio viene chiamato “Libano” nella Bibbia e nella letteratura rabbinica. La famiglia Yedid Levy diede i natali in Siria e in Libano a numerose figure rabbiniche di spicco. Nel ramo aleppino, citiamo:

  • Rabbi Yom Tov Yedid Halevy [Aleppo 5616 - Gerusalemme 5683]. Scrisse libri di Kabbalà e fu Maestro di Rav Yehuda Petaya.
  • Rabbi Eliezer Rachamim Yedid Halevy [Aleppo 5645 - Gerusalemme 5694]. Figlio di Yom Tov, fu autore di libri di Legge e di Kabbalà.
  • Rabbi Yitzchak Yedid Halevy [morto in Egitto nel 5677]. Figlio di Yom Tov e autore di un libro di grande importanza sulle leggi della Kasherut della carne.

Abbiamo ora pubblicato con l'aiuto di Hashem un documento originale tradotto in francese e che riguarda invece il ramo libanese dei rabbini della famiglia Yedid Levy: l'atto di vendita di una sinagoga abbandonata nelle montagne dello Chouf in Libano.

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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Yeme Yossef Batra, Rabbi Yossef Yedid Halevy, traduzione e note di Ralph Anzarouth
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