Zecher Tzaddik del Maharal di Praga, Rabbi Yehuda Loeb: "Chi è Forte?"



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Un altro testo ebraico tradotto in italiano da Ralph Anzarouth per i lettori di ‘Maestri della Torà’


Chi è Forte?


Disse il re David, la pace sia su di lui, nel libro dei Salmi (89, 49): "Chi è così forte da vivere senza mai vedere la morte, sfuggendo alla tomba?" E c'è da chiedersi che bisogno avesse David di sostenere questa tesi: non è forse vero che tutti già sanno che l'uomo non può sfuggire alla morte?


E nel Midrash (Devarim Raba 9, 4): "Disse Rabbi Tanchum:
Chi è forte come Abramo, che scese nella fornace ardente e venne salvato dal Santo, benedetto Egli sia? Eppure in seguito (Bereshit 25, 8):
'Abramo si spense e morì'.
Chi è forte come Isacco, che offrì la sua vita sull'altare? Eppure in seguito (Bereshit 27, 2): 'Sono ormai invecchiato e non so quando morrò'.
Chi è forte come Giacobbe, che si scontrò con l'angelo? Eppure in seguito (Bereshit 47, 29): 'E si avvicinarono i giorni della morte di Giacobbe'.
Chi è forte come Moshè che parlò faccia a faccia con la Presenza Divina? Eppure in seguito (Devarim 31, 14): 'Ecco, si sono avvicinati i giorni della tua morte'."


Questo [Midrash] presenta una difficoltà: è vero che tutti loro meritano certamente di essere definiti 'forti', Abramo per essere sceso nella fornace ardente ed essersi salvato, Giacobbe per il suo incontro con l'angelo, Moshè per aver parlato faccia a faccia con Hashem benedetto mentre gli Ebrei gli dicevano (Shemot 20, 16) 'Parla tu con noi [...] affinché non moriamo'. Ci vuol certo molta forza per parlare con la Maestà Divina! Ma che forza è quella di chi offre la propria vita sull'altare? La risposta è che questo ci insegna a non pensare che la morte sopraggiunga in conseguenza di una debolezza o della perdita di forze: non è così, perché tutti loro erano forti, uno più dell'altro. Infatti, la forza di Isacco nell'offrire la propria vita sull'altare fu quella di dominare il proprio istinto: potè vincere il suo istinto e offrirsi al sacrificio1. Come dissero i Maestri di benedetta memoria (Massime dei Padri 4, 1): "Chi è forte? Colui che domina il proprio istinto" e questa è la forza più grande.


Perciò [il Midrash] cominciò con Abramo che scese nella fornace ardente e si salvò: il fuoco è un elemento naturale e appartiene a questo mondo, Abramo lo vinse e questa è una prova di forza. In seguito [il Midrash] continuò dicendo 'Chi è forte come Isacco', che dominò la propria natura umana, lo Yetzer Hara2 e si offrì sull'altare al sacrificio. E questo è un livello superiore a quello del fuoco, che è solo un elemento naturale. [Il Midrash] aggiunge 'Chi è forte come Giacobbe?' Giacobbe ebbe la meglio su un angelo, poiché di lui è detto (Bereshit 32, 29): "Poiché hai combattuto con un angelo". E l'angelo è un livello superiore a quello dell'uomo, per via della sua forza3. E in seguito 'Chi è forte come Moshè', che parlava direttamente con Hashem benedetto al punto da comunicare faccia a faccia con la Presenza Divina e questo richiede una grandissima forza: eppure anche lui morì.


Tutto ciò ci è stato esposto in ordine crescente: dapprima Abramo, che dominò il fuoco, un elemento naturale la cui essenza è unicamente terrena. In seguito e a un livello [di forza] superiore ci fu Isacco, che fu definito 'forte' e vinse la propria natura umana dominando il proprio istinto: l'uomo è una creatura [allo stesso tempo] materiale e spirituale4, quindi si trova a un livello superiore a quello del fuoco. Ancora più in alto, 'Chi è forte come Giacobbe' che vinse un angelo, creatura completamente spirituale, quindi si tratta di un livello di forza ancora più elevato. E a un livello ancora più alto, 'Chi è forte come Moshè', che comunicava faccia a faccia con la Presenza Divina; e non esiste un livello superiore a questo. Eppure, nemmeno lui scampò alla morte!


Quindi ognuno di loro ha dimostrato più forza di colui che lo precede, per insegnarci che la causa della morte non è la mancanza di forza: la causa è un'altra, come spiegheremo più avanti5.


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Note del traduttore:
[1] Il testo originale dice 'al macello'.
[2] Come i nostri lettori già sanno, lo Yetzer Hara è l'istinto malvagio. Contrariamente a quanto si crede, anche giusti e santi ne sono affetti, addirittura in misura superiore alle persone comuni: su questo apparente paradosso si veda il Talmud Bavli, trattato Sukkà 52a.
[3] Quindi i livelli di forza sono esposti in ordine crescente: Abramo dominò il fuoco, Isacco vinse il proprio istinto di sopravvivenza, Giacobbe sconfisse un angelo e Moshè, come vedremo fra poco, era in grado di parlare direttamente con Hashem.
[4] Per via della particolare associazione tra corpo e anima.
[5] Chi volesse conoscere il seguito troverà tutto il Zecher Tzaddik del Maharal di Praga in ebraico sul solito sito hebrewbooks.org

Questo brano è tratto dalla prima pagina dello Zecher Tzadik, una delle opere meno conosciute di Rabbi Yehuda Loeb detto il Maharal di Praga, città in cui guidò la comunità ebraica locale cinque secoli fa. La grandissima importanza dei suoi numerosi libri di Torà e lo straordinario carisma che caratterizzò la sua leadership ne fanno uno dei più riveriti Maestri dell'Ebraismo.

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