Il Sentiero dei Giusti (Mesilat Yesharim) Ramchal: Rabbi Moshe Chaim Luzzatto - Capitolo 20: Come valutare la devozione



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Traduzione di Ralph Anzarouth


Come valutare la devozione


Adesso bisogna spiegare come valutare questa devozione; ed è un argomento molto importante. E sappi che questa valutazione è l'atto più difficile della devozione, perché richiede molta finezza e perché lo Yetzer [Hara, l'istinto malvagio] si intromette nella questione con grande facilità. Perciò questa attività porta con sé un grande pericolo: lo Yetzer può allontanare molte cose positive, come se fossero negative. E può anche attirare numerosi peccati, come se si trattasse di grandi Mitzvot. Ed è vero che nessuno può effettuare con successo questo bilancio senza le tre condizioni seguenti: avere un cuore che sia il più retto dei cuori; avere come unico intento quello di procurare soddisfazione al Signore benedetto, rigettando assolutamente qualsiasi altra ambizione; e sorvegliare la propria condotta con molta attenzione, cercando di migliorarla ai fini di questo obiettivo.



E dopo [avere soddisfatto queste condizioni], l'uomo deve affidare il suo fardello a Hashem1, poiché allora si dirà di lui (Salmi 84, 6-12): "Felice è l’uomo che ripone la sua forza in Te [...]. Hashem non rifiuterà il bene a chi si comporta con sincerità". Ma chi non rispetta una di quelle tre condizioni non raggiungerà la perfezione e può quindi inciampare e cadere, cioè: se le sue intenzioni non sono pure e raffinate, oppure se omette di vigilare su un aspetto che può essere tenuto sotto controllo, oppure se nonostante tutto questo egli non ripone la propria sicurezza nel Creatore, è difficile che costui non incontri il fallimento. Ma se rispetta adeguatamente quelle tre condizioni (purezza di pensiero, vigilanza e fiducia in Hashem), allora potrà veramente procedere sicuro e non gli arriverà alcun male. Ed è ciò che disse Chana nella sua profezia (Primo Libro di Samuele 2, 9): "[Hashem] proteggerà i piedi dei Suoi devoti". E allo stesso modo [il re] David disse (Salmi 37, 28): "E non abbandonerà i Suoi devoti: essi saranno protetti per l’eternità".



Ciò che bisogna capire è che le questioni di devozione non vanno decise a prima vista: bisogna invece riflettere alle conseguenze dell'azione, perché a volte un atto può sembrare positivo, ma è d'obbligo rinunciarvi perché le sue conseguenze sarebbero negative, al punto che chi lo facesse sarebbe un peccatore e non un devoto.



È noto l'esempio di Ghedalia ben Achikam, la cui devozione era tale da non voler giudicare negativamente Yishmael [ben Netanya] né accettare alcuna maldicenza e perciò rispose a Yochanan ben Kareach (Geremia 40, 16): "Tu menti a proposito di Yishmael!" Quale fu la conseguenza? Egli provocò la propria morte, la dispersione degli Ebrei e lo spegnimento dell’ultimo barlume. Il testo gli attribuì perfino l'uccisione delle persone che vennero ammazzate, come se le avesse uccise lui, come dissero i Maestri di benedetta memoria (Talmud Bavli, trattato Niddà 61a), riguardo al versetto (Geremia 41, 9): “Tutti i cadaveri delle persone che [Yishmael] uccise per via di Ghedaliahu”. E anche il Secondo Tempio [di Gerusalemme] fu distrutto a causa di un simile atto di devozione, che non era stato valutato secondo giusti criteri. Riguardo alla vicenda di Bar Kamtza2, dissero: "I saggi pensarono di offrire [ugualmente il vitello] sull'altare, per mantenere la pace con le autorità. Disse loro Rabbi Zecharia ben Avkulas: "[Se così facessimo,] la gente direbbe che le bestie mutilate possono essere offerte sull'altare!" I saggi pensarono allora di uccidere [Bar Kamtza], affinché non potesse andare a completare la delazione. Disse loro Rabbi Zecharia ben Avkulas: "[Se così facessimo,] la gente direbbe che chi mutila una bestia consacrata [per l'altare] merita la pena di morte!". Comunque sia, quel malvagio andò a completare la sua delazione contro gli Ebrei. Venne il generale3 e distrusse Gerusalemme. A questo riguardo disse Rabbi Yochanan: "L'umiltà di Rabbi Zecharia ha distrutto la nostra casa, bruciato il nostro palazzo [il Tempio] e ci ha esiliati tra i popoli".


Abbiamo dunque visto che [prima di agire] non basta valutare se si tratti di un atto di devozione: bisogna anche soppesare bene tutte le conseguenze possibili, finché si potrà giudicare con certezza quale opzione sia preferibile: l’azione o l’inazione. La Torà ha comandato (Levitico 19, 17): "Rimprovera il tuo prossimo"; e quante volte succede che qualcuno rimprovera i peccatori in un luogo o in un momento in cui le sue parole non vengono ascoltate, facendo sì che essi aumentino la loro malvagità e profanino il nome di Hashem mutando in crimine il loro peccato. In situazioni di questo tipo, l'unica attitudine che si addice alla devozione è il silenzio. Come dissero i nostri Maestri di benedetta memoria (Talmud Bavli, trattato Yebamoth 65b): "Così come è una Mitzvà dire qualcosa che verrà accettato, allo stesso modo è Mitzvà non dire ciò non verrà accettato".



Vedi: è ovvio che tutti devono precipitarsi a rincorrere le Mitzvot per essere di quelli che si occupano di compierle. Ma a volte, questo genera un diverbio, la cui conseguenza sarà un’umiliazione per la Mitzvà e la profanazione del Nome Divino anziché il Suo onore. In casi come questo, il devoto deve certamente rinunciare alla Mitzvà anziché rincorrerla. E così dissero i nostri Maestri di benedetta memoria riguardo ai Leviti (Midrash Bamidbar Rabba 85): "Poiché essi sapevano che grande sarà il compenso di chi trasporta il Tabernacolo4, si disinteressavano del tavolo, della Menorà e degli altari, tutti accorrevano al Tabernacolo per ottenere la ricompensa, cosicché questo lottava per prendere un posto, quello lottava per prenderne un altro e finivano per comportarsi con sventatezza e la Provvidenza li punì ecc.".



Dunque l'uomo deve osservare tutte le Mitzvot in tutti i loro dettagli, davanti a chiunque: che non provi nessun timore e nessuna vergogna. Ed è detto (Salmi 119, 46): "Parlerò delle Tue testimonianze davanti ai re e non mi vergognerò" e abbiamo imparato nelle Massime dei Padri (Avot 5, 20): "Sii forte come un leopardo ecc.".



Ma anche qui bisogna effettuare le dovute distinzioni, perché tutto questo si riferisce alle Mitzvot in senso stretto: esse sono assolutamente obbligatorie e riguardo a loro bisogna essere irremovibili5. Ma esistono delle aggiunte che sono proprie ai devoti e che se venissero messe in atto in pubblico susciterebbero scherno e ilarità, ciò che trasformerebbe [i denigratori] in peccatori e [il devoto] sarebbe quindi la causa della loro punizione, perché avrebbe potuto rinunciare a quelle aggiunte, che non sono indispensabili. In queste situazioni è sicuramente più appropriato che il devoto rinunci a queste sue devozioni, come disse la Bibbia (Micha 6, 8): "Cammina umilmente con il tuo Signore6." Alcune devotissime persone, trovandosi in pubblico, hanno messo da parte le loro devozioni abituali per non apparire presuntuose. La regola generale è che tutto ciò che fa parte dei fondamenti di una Mitzvà, va osservato [anche] di fronte a qualsiasi burlone; bisogna invece astenersi da ciò che non è fondamentale e che provoca scherno e lazzi.



Hai ormai capito che chi desidera acquisire una forma autentica di devozione deve soppesare tutte le sue azioni in funzione delle loro conseguenze e delle condizioni in cui esse maturano: i tempi, la società, la situazione e il luogo. E se la rinuncia all'azione porterà una più grande santificazione del Nome del Cielo e una maggiore soddisfazione per Hashem, in questo caso si rinunci a quell'azione. Oppure una determinata azione di per sé stessa sarebbe valida, ma le sue conseguenze o le condizioni in cui essa avrebbe luogo sarebbero negative; e un'altra azione parrebbe dannosa, ma le sue conseguenze sarebbero benefiche; tutte le situazioni vanno vagliate secondo il metro del risultato che ne consegue, che è il vero frutto di un atto. Tutte queste considerazioni sono adatte unicamente alle menti integre e ai cuori perspicaci, perché non è possibile spiegarne gli infiniti dettagli. Ed [è detto] (Proverbi 2, 6): "Hashem conferisce la saggezza, la Sua bocca effonde conoscenza e comprensione".



L’episodio di Rabbi Tarfon ne è la prova (Talmud Bavli, trattato Berakhot 10b), perché egli adottò l'opinione di Beit Shammay che era più intransigente e malgrado ciò gli dissero: "Ti saresti meritato la punizione, poiché hai trasgredito la Halakhà secondo Beit Hillel7". Ciò avvenne perché la controversia tra Beit Shammay e Beit Hillel era di importanza fondamentale in seno al Popolo Ebraico, per via delle vaste differenze di vedute che li separavano; dopo che fu deciso di fissare per sempre la Halakhà secondo l’opinione di Beit Hillel8, l'esistenza stessa della Torà dipende dal rispetto permanente e imperituro di questo decreto, la cui validità non dovrà mai degradarsi, affinché la Torà non si sdoppi mai in due Torot, che D-o ce ne scampi9. Quindi, secondo questa Mishnà, fa più atto di devozione chi adotta l'opinione di Beit Hillel, anche se più indulgente, di chi sceglie il parere più severo di Beit Shammay. E questo insegnamento ci guiderà per vedere in che direzione la luce si trovi veramente e fedelmente, per fare ciò che è giusto agli occhi di Hashem.



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Note del traduttore:

[1] Citazione da Salmi 55, 23.
[2] Si veda l’integralità dell’episodio di Kamtza e Bar Kamtza nella nostra traduzione di questo passaggio del trattato di Ghittin 55-57.
[3] Tito il malvagio, che poi divenne imperatore.
[4] Supponiamo che si tratti qui della ricompensa nel Mondo Futuro. Il trasporto dell'Arca Santa era uno dei compiti della Tribù di Levi.
[5] Il testo originale usa un’espressione tratta da Isaia 50, 7: “imporsi una faccia di roccia” che in italiano non rende benissimo l’idea.
[6] In pratica, è generalmente preferibile che le devozioni eccezionali di ogni devoto rimangano un fatto privato. In questo modo si eviterà agli ignoranti il peccato di schernire le Mitzvot.
[7] La scuola rabbinica di Hillel l'anziano (Beit Hillel) aveva nella maggior parte delle discussioni di Halakhà una posizione più permissiva rispetto alla più rigorosa scuola di Shammai (Beit Shammai). Adottando l’opinione di Beit Shammai anziché quella di Beit Hillel, Rabbi Tarfon rischiò di essere assalito dai briganti e ciò gli fu rimproverato.
[8] Si veda il Talmud Bavli, trattato di Eruvin, foglio 13a.
[9] Non si stupisca il lettore quando sente parlare di Torà scritta e di Torà orale: non si tratta di due Torot, che D-o ce ne guardi, ma della stessa Torà di cui la Divina Provvidenza ha scelto di trasmettere alcuni insegnamenti per mezzo della scrittura nel deserto del Sinai e altri insegnamenti attraverso un canale di trasmissione orale. Tutti questi insegnamenti fanno parte di un unico corpo che è la nostra santa Torà. Ciò che l'autore qui esclude è la formazione di due Torot "concorrenti" - che è ovviamente improponibile.

Testo originale in Ebraico del cap. 20 del Messilat Yesharim

Ramchal Messilat Yesharim Ebraico PDFTesto completo del Mesilat Yesharim in formato PDF
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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Messilat Yesharim, Rabbi Moshe Chaim Luzzatto, traduzione a cura di Ralph Anzarouth.
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