Iggheret HaGra del Gaon di Vilna - Lettera 'Alim Litrufah' Rabbi Eliahu MiVilna



BS"D



Thank you to all who tried to save Martin Grossman's life. May Michael Yechiel ben Avraham z"l rest in peace with all the souls of his Jewish brothers.


Un altro testo ebraico tradotto in italiano da Ralph Anzarouth per i lettori di ‘Maestri della Torà’, con la collaborazione di Rav Yaakov Shalem


Iggeret Hagra:


Vi chiedo di non rattristarvi in alcun modo per la mia partenza verso la Terra Santa (che sia restaurata e ricostruita), come me l'avete promesso con parole vere. E in fondo, perché dovreste preoccuparvi? Ecco, altri viaggiano anni interi per commercio, lasciano le loro mogli e vagano anch'essi privi di tutto. E io, grazie a D-o benedetto, viaggio verso la Terra Santa, che tutti desiderano vedere e a cui tutti gli Ebrei anelano, che è amata da D-o benedetto e desiderata da tutti gli esseri, spirituali e materiali. E io viaggio in pace, grazie a D-o. E sai pure che ho lasciato i miei figli, per i quali il mio cuore batte e [anche] tutti i miei cari libri e il prezioso splendore della mia casa1 e sarò come uno straniero in un'altra terra.


E già sapete che tutto questo mondo è vanità e che tutte le delizie sono effimere; poveri coloro che rincorrono le inutili vanità. E non invidiare la ricchezza, poiché (Eccl. 5, 12) "Esiste un tipo di ricchezza che viene concesso al suo proprietario a suo discapito"; e (Eccl. 5, 14): "Così come è uscito dal ventre di sua madre, così partirà"; e (Eccl. 5, 15): Così come è venuto, se ne andrà, e a che gli serve faticare per il vento?".


( Eccl. 6, 6): "E se anche vivesse due volte mille anni", (Eccl. 11, 8): "E se anche vivesse tantissimi anni tutti felici, che si ricordi che i giorni bui sono più numerosi: Tutto ciò che succede è vanità", (Eccl. 2, 2) "E a questa gioia: a cosa serve2?" Poiché domani piangerai per lo stesso motivo per cui oggi ridi.


E non invidiare gli onori, che sono simili al fumo; e il tempo è traditore come una bilancia: solleva ciò che è leggero e fa scendere ciò che è pesante; e il mondo assomiglia a chi beve acqua salata: gli sembra di dissetarsi, invece ha ancora più sete3. (Midrash Kohelet Raba, 1): "Giunto alla morte, l'uomo non ha soddisfatto nemmeno metà delle sue ambizioni". (Eccl. 1, 3): "A cosa serve all'uomo tutta la fatica che farà sotto il sole?". Ricorda coloro che ci hanno preceduto: tutte le loro passioni, tentazioni e voluttà sono andate perse4 e ormai vengono puniti duramente per questo. E che piacere può provare l'uomo, che alla fin fine si ritirerà nella polvere, tra vermi e lombrichi, e nella tomba tutti i piaceri si trasformeranno in amarezze e la morte lo avvolgerà? E cos'è questo mondo, nel quale tutti i giorni recano rabbia e dolori? E malgrado anche di notte [la sofferenza] non lo lasci dormire, ciononostante non spera nella morte. E [dopo la morte, D-o] porterà tutto in giudizio: nulla viene perso di ogni discorso, neppure una parola veniale.


Perciò ti metto in guarda: prendi l'abitudine di stare il più possibile da solo, perché il peccato della maldicenza è il [più grave] di tutti, come dissero i nostri Maestri di benedetta memoria (Tossefta Peà, 1, 2): "Queste sono le cose per le quali si punisce l'uomo [...] e la maldicenza più di tutte. E non c'è bisogno che io mi dilunghi su questo peccato, che è il più grave di tutti. Riguardo al versetto (Ecclesiaste 6, 7) "Tutto lo sforzo dell'uomo è per la sua bocca", dissero i Maestri di benedetta memoria (Midrah Kohelet Rabba 6, 6) che tutte le Mitzvot e la Torà di un uomo non bastano per [espiare] ciò che esce dalla sua bocca; (Talmud Bavli, trattato Chulin 89a): "Qual è l'abilità dell'uomo in questo mondo? Quella di trasformarsi in muto5." E che incolli le sue labbra come le pietre di una macina ecc. E tutto il Kaf Hakela6 [è la conseguenza] del sussurrare parole vane e per ogni discorso inutile si viene scaraventati da un'estremità all'altra dell'universo. E tutto questo riguarda i discorsi inutili. Ma riguardo ai discorsi vietati - maldicenza, pagliacciate, spergiuri, promesse non tenute, zizzania, maledizioni - e in particolare quelli tenuti in sinagoga, durante lo Shabbat o nei giorni di festa: per questi bisogna scendere molto in profondità negli inferi più profondi e (Zohar) non si può quantificare la severità delle punizioni e delle sofferenze che si subiscono per un solo discorso. E non c'è nemmeno un discorso che vada perso e non venga scritto.


Creature alate accompagnano sempre ogni persona e non se ne separano: essi trascrivono ogni discorso, come è detto (Ecclesiaste 10, 20): "Poiché il volatile celeste trasmette la voce e l'alato racconterà ciò che è stato detto"; (Ecclesiaste 5, 5): "Non lasciare la tua bocca far peccare la tua carne e non dire al messaggero celeste che è stato un errore. Perché D-o dovrebbe arrabbiarsi per la tua voce [...] ?"


E procurati tutto ciò di cui hai bisogno attraverso un messo, anche se ciò ti costa il doppio o il triplo [come è stato insegnato dai Maestri (Talmud Bavli, trattato Avodà Zarà 3), riguardo al versetto] (Numeri 11, 23): "Forse il braccio di D-o sarà troppo corto?" D-o benedetto nutre e fa prosperare dalle corna dei bufali alle uova dei pidocchi. E dà a ciascuno secondo le sue necessità.


E di Shabbat e nei giorni di festa, non parlate per niente di cose che non siano assolutamente necessarie; e perfino di quelle indispensabli parlate il meno possibile, perché la santità dello Shabbat è grandissima e (Talmud Yerushalmi, trattato Shabbat, fine cap. 15): A malapena permisero di salutare durante lo Shabbat. Vedi quanto furono intransigenti [perfino] per una sola parola. E onora molto lo Shabbat, come quando c'ero anch'io, e non lesinare per niente [sulle spese di Shabbat], poiché (Talmud Bavli, Betzà 16) "Tutto il sostentamento dell'uomo è deciso sin da Rosh Hashanà, tranne quello di Shabbat e delle feste ecc.".


E sono venuto a porgerti con grande insistenza una richiesta importantissima: che tu educhi le tue figlie a non profferire mai maledizioni, giuramenti, bugie o espressioni di zizzania; anzi solo pace, benevolenza, affetto e serenità.


E infatti possiedo alcuni libri di etica in lingua ashkenazita: che li leggano sempre e che a maggior ragione durante lo Shabbat, santo dei santi, non si occupino che di libri di morale. E se [dicono] maledizioni, giuramenti e bugie percuotili senza nessuna compassione, perché per le malefatte dei figli, che D-o ce ne scampi, padre e madre vengono puniti severamente. E anche qualora tu li educassi nella morale ed essi la rifiutassero, che vergogna! Che dolore e che disonore in questo mondo e nel mondo futuro, come nel versetto (Levitico 21, 9) "Costei disonora suo padre", come spiegato nel Talmud Bavli (Sanhedrin 52a): "Chi è il Maestro secondo il quale un 'malvagio figlio di un giusto' viene chiamato 'malvagio figlio di un malvagio' 7?". Perciò educali con tutte le tue forze alla morale, e il Cielo ti aiuterà e farà sì che accetteranno la tua morale e [in ogni caso] non disperare mai. E anche riguardo alle altre parole: maldicenza e delazione, ecc. Che non mangino né bevano senza benedizione iniziale e finale e la benedizione dei pasti e la lettura dello Shemà, e che tutto sia con [la giusta] intenzione.


E ciò che più conta è che non escano di casa, che D-o ce ne scampi8, e che ti obbediscano e che onorino te e mia madre e tutte le persone più anziane. E che mettano in atto tutto ciò che è scritto nei libri di morale. Anche i tuoi figli maschi, che D-o li conservi e dia loro la vita, falli crescere nella retta via e nella serenità; continua a pagare una retta e a portare a casa un insegnante per loro; e non lesinare sul suo stipendio, perché tutta la sussistenza di ogni persona è stabilita fin da Rosh Hashanà, tranne T – Sh – R – I109. E ho lasciato loro dei libri [per studiare]. E veglia sulla loro salute e sulla loro nutrizione, affinché non manchino di niente. E che dapprima studino tutto il Tanach, finché lo conosceranno quasi a memoria, ma senza esagerare la pressione su di loro, perché ciò che si studia non si fissa nella mente dell'uomo se non in condizioni di calma e di serenità. E dai loro qualche moneta per renderli felici e ciò li incoraggerà a studiare. Dai molta importanza a queste cose, mentre tutto il resto non ne ha alcuna. Perché al momento della morte l'uomo non porta via con sé niente di ciò per cui ha faticato, tranne due abiti bianchi, come è detto (Salmi 49, 17-18): "Non provare invidia quando un uomo si arricchisce etc. perché alla sua morte non porterà niente con sé; e l'onore non scenderà con lui [nella tomba]". E non pensare di lasciare ai tuoi figli denaro e beni materiali per la loro sussistenza. Sappi che (Talmud Bavli, trattato Eruvin 54a) "Gli esseri umani assomigliano all'erba dei campi: quella cresce e quell'altra appassisce: ognuno nasce con la sua sorte e con la supervisione del Signore. Alla morte [del padre] i figli sono felici per l'eredità mentre lui scende nella tomba, come è detto (Talmud Bavli, trattato Ghittin 47a): "Reish Lakish lasciò ai suoi figli [solo] un pacchetto di zafferano. [Eppure] disse di sé (citando i Salmi 49, 11): 'Lasciarono agli altri i loro beni'."


Guai a coloro che si preoccupano di lasciare ai loro figli denaro, beni materiali, case piene... tutto questo è vanità e una pessima intenzione, perché l'unico beneficio che si tira dai figli e dalle figlie sono la loro Torà e le loro buone azioni, mentre la loro sussistenza è già attribuita da D-o benedetto: Colui che li ha creati, crea anche la loro sussistenza.


E ciò che conta è ambire al mondo futuro grazie alla Tzedakà e agli atti di bontà compiuti con i propri soldi. È detto: (Proverbi 3, 9): "Onora D-io con i tuoi averi.". Si sa anche che (Talmud Bavli, trattato Berachot 17a): "La ricompensa delle donne è nel far leggere [la Torà] ai loro figli nella casa di studi". E ti ripeto questo argomento con molta insistenza, splendore della mia casa. E i nostri Maestri, di benedetta memoria, dissero (Tana Devé Eliahu Rabba 9, 8): "Solo colei che compie la volontà del marito è valente tra le donne ". E a maggior ragione, visto che ciò che ti chiedo sono parole di D-o vivente. Ti rivolgo questa importante messa in guardia: di non modificare alcunché di questa lettera e di leggerla una volta ogni settimana. E in particolare di Shabbat prima e durante il pasto, che non si pronuncino parole vane, che D-o ce ne guardi: e a maggior ragione maldicenza e cose di questo tipo, che D-o ce ne liberi.


E prego tutti, riguardo a quanto detto in precedenza, di guidare i figli e le figlie con parole dolci, parole di morale che si posino sul cuore. E in particolare, se avremo il merito di risiedere in terra d'Israele (che sia restaurata e ricostruita presto e nei nostri giorni amen), perché lì bisogna comportarsi assolutamente secondo le vie di Hashem, perciò abituali alla morale e alle buone virtù, che hanno bisogno di molta pratica [ed è detto] (Shaaré Teshuvà di Rabbenu Yona 2, 30): "Ogni abitudine è tenace" e diventa naturale; e (Mekhilta Yitro) "Tutti gli inizi sono difficili", ma il seguito è più agevole. E se, che D-o ce ne scampi, il loro comportamento si corrompe, sappi che il malvagio sa da sé che la sua strada è amara e malefica, ma gli è difficile separarsene e questo è tutto l'uomo (Genesi 4, 7): "Il peccato attende alla porta10." E l'antidoto [allo Yetzer] per i maschi è occuparsi di Torah e per le femmine la modestia e l'abitudine alle buone maniere e alla morale; e sorvegliare la propria bocca da ogni male e in particolare dalla maldicenza. E che si allontanino dalle tentazioni di questo mondo, come è detto (Salmi 32, 9): "Frenare la sua bocca con le redini e con il morso11." E fino al giorno della sua morte, l'uomo deve agire sulla propria morale, ma non con digiuni e penitenze, bensì frenando la propria bocca e le proprie tentazioni. Questa è la Teshuvà e questo è il frutto del mondo futuro, come è detto (Proverbi 6, 23): "Perché la Mitzvà è una candela e la Torà è una luce [...] ma la via della vita è nei rimproveri di morale.". E il valore di questi è superiore a quello dei digiuni e delle penitenze. E ogni momento in cui la persona riesce a chiudere la bocca gli fa meritare la luce nascosta, che nessun angelo e nessuna creatura possono immaginare12, come è detto (Proverbi 21, 23): "Chi frena la propria bocca e la propria lingua evita i guai". Ed è scritto (Proverbi 18, 21): "La morte e la vita dipendono dalla lingua". Guai a chi si uccide con un solo discorso. [Ed è detto] (Eccl. 10, 11): "E non ci sono vantaggi per il maldicente", e "A tutto c'è rimedio, tranne che alla maldicenza13." E non parlare di qualcun altro con grandi elogi, perché le troppe lodi conducono alla critica. E a maggior ragione non dirne del male, perché l'uomo non ha nessun motivo di parlare di cose estranee (Proverbi 22, 14): "Una bocca perversa è una buca profonda: chi è disprezzato da D-o ci cadrà".


E il migliore riparo è l'isolamento: non uscite dalla porta di casa, se non quando è assolutamente necessario o per compiere una Mitzvà importante. E c'è un cenno di questo nel versetto (Levitico 16, 4) "Indosserà panni sacri14." E perfino nella sinagoga isolati dagli altri e siedi in disparte, perché laddove si riuniscono delle persone non si possono evitare né l'invidia né l'ascolto di parole vane e maldicenze e si viene puniti per questo, come dissero i Maestri di benedetta memoria (Shabbat 33a): "Perfino chi ascolta tacendo ecc.". E a maggior ragione durante il sabato e le feste, quando la gente si riunisce in sinagoga e non mancheranno quelli che terranno discorsi futili e maldicenze. State attenti a non sedervi assieme a loro, allontanatevi da ciò che è malvagio e in sinagoga sedete in disparte perché parlare in sinagoga è una grave trasgressione e chi lo fa si macchia di un grave peccato. Al punto che dissero nel santo Zohar: "Chi parla in sinagoga non ha parte nel Signore d'Israel". E la regola riguardo alle case di studio è la stessa di quella delle sinagoghe: al loro interno è vietato parlare.


E non andare spesso al cimitero, perché perché lì le Klippot si incollano alle persone e a maggior ragione alle donne. E questa cosa provoca grandi guai. E quando dovrete andarci, al ritorno immergete le mani o lavatele.


Ed è meglio che anche tua figlia non vada alla sinagoga, perché vedrà lì dei vestiti eleganti, proverà invidia e lo racconterà a casa, provocando maldicenza e altre chiacchiere. Anzi, (Salmi 45, 14) "Tutto l'onore della figlie del re è all'interno", che si dedichi sempre alla morale e che non invidi le vanità di questo mondo, perché sono tutte cose effimere e illusioni, (Giona 4, 10) "Da un giorno all'altro nasce e perisce ecc.", come è detto (Giobbe 20, 6): "Se anche la sua statura arrivasse fino al cielo ecc." e anche (Proverbi 27, 24): "Perché la forza [dell'uomo] non è eterna; e se pure avesse successo, durerà esso nelle generazioni?". E [questo mondo], anche al momento di goderne, è solo fumo e non ha nessuna consistenza: è spregevole e disgustoso per chiunque sia assennato. Guai e dolori a chi vi cade in errore.


Abbi timore di D-o tutto il giorno15 e meriterai il mondo futuro. E non chiederti "come meriterò il mondo futuro, io che non sono in grado di agire", poiché (Talmud Bavli, trattato Berachot 17a) "Sia chi abbonda, sia chi fa poco [accedono al mondo futuro] a condizione di dirigere il cuore verso il Cielo": si considera che ha fatto molto e lo si accoglie nel mondo futuro.


Abitua i tuoi figli a studiare regolarmente il Libro dei Proverbi in lingua ashkenazita16, perché è il fondamento della morale. E che leggano sempre anche il Libro dell'Ecclesiaste, perché spiega la vanità di questo mondo. E (Proverbi 22, 6) "Educa il giovane secondo la sua indole, perché anche quando maturerà non se ne distoglierà": è una regola essenziale, un fondamento e un principio importantissimo. E abituali a studiare le Massime dei Padri e Avot Derabbi Natan. Insegna loro l'educazione, perché essa (Tana Devé Eliahu 1, 1) precedette la Torà. E abituali a amare le creature e in particolare i loro amici, i loro parenti e conoscenti, perché "ama il tuo prossimo come te stesso" è una regola importante della Torà. E anzi, bisogna elevarli sopra di sé, come viene chiesto al momento del giudizio (trattato Chibut Hakever, cap. 4) "Hai fatto regnare i tuoi amici su di te?". Che facciano molta attenzione alla virtù della modestia e che siano cauti riguardo all'odio verso le creature, perché fu la causa della distruzione di Gerusalemme, che sia restaurata e ricostruita presto nei nostri giorni Amen. E che non ci sia nessuna disputa tra chi abita nella stessa casa, uomini e donne: che regnino solo amore e fratellanza. E onorate molto la signora mia madre - come è scritto nella Torà - e a maggior ragione perché è vedova e quindi addolorarla è un peccato gravissimo, anche per una piccolezza. E se Hashem mi consentirà il privilegio di giungere a Gerusalemme, che sia restaurata e ricostruita, lì pregherò per voi, che viviate sempre nel servizio di D-o, con serenità e con gioia Amen. Queste sono le parole di chi prega sempre per voi,


Eliahu figlio del mio maestro Shlomo Zalman

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Note del Traduttore:
[1] Si riferisce molto probabilmente alla moglie e questo è ancora più evidente nella seconda volta in cui questa espressione viene ripetuta, più avanti nel testo.
[2] Il Gaon di Vilna si interroga insieme al versetto di Kohelet riguardo a questa gioia: a cosa serve?
[3] Dal "Mivchar Hapninim".
[4] A prima lettura suona come un altro versetto di Kohelet (Eccl 9, 6) e forse ne è ispirato.
[5] Ovviamente si parla di parole profane. Il seguito di questa Ghemarà spiega che parlare di Torà è permesso ed è pure una Mitzvà
[6] La peggiore punizione dell'aldilà, riservata a chi non può nemmeno entrare nel Gehinnom a ripulirsi dai propri peccati. Il seguito del testo ne fornisce un assaggio.
[7] Il Maestro è Rabbi Meir: è così grande l'infamia che si abbatte sul padre della svergognata, che perfino lui viene definito malvagio.
[8] È chiaro che non si chiede di non uscire per niente ma di evitare di uscire troppo.
[9] Dal Talmud Bavli, trattato Betzà 16a : T= Talmud Torah, Sh = Shabbat R = Rosh Chodesh I = Iom Tov . Queste spese non entrano nel computo.
[10] Cioè alla nascita.
[11] Il versetto usa l'esempio del cavallo per ammonire l'uomo.
[12] Dal Midrash citato anche nelle Leggi della Maldicenza, Regola 1.
[13] Si veda il Talmud Bavli, Arachin 15b-16a e Baba Batra 164b.
[14] Il versetto originale si riferisce al Cohen Gadol, il Sommo Sacerdote.
[15] Citazione da Proverbi 23, 17.
[16] La lingua dello Yiddish

La Iggheret Hagra MiVilna, cioè la Lettera del Gaon Rabbi Eliahu di Vilna è chiamata anche "Alim Litrufà", cioè "Erbe curative". Essa include le raccomandazioni del Gaon di Vilna a sua moglie, prima di partire per la Terra Santa, viaggio che non fu coronato da successo. Esistono diverse varianti della lettera del Gaon di Vilna. Abbiamo utilizzato in larga parte l'edizione di Aleppo della Iggeret Hagra che data del 5626 ed è tuttora disponibile su hebrewbooks.org

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Tratto dal sito www.anzarouth.com : Lettera del Gaon di Vilna, traduzione e note a cura di Ralph Anzarouth
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